Giorgia Meloni subito al lavoro per l’Emilia Romagna. Il piano per la ripartenza è ben preciso: la volontà è quella di affidarsi a Bonaccini.
Giorgia Meloni lascia in anticipo il G7 e si precipita dagli alluvionati in Emilia-Romagna: “Siamo tutti emiliano-romagnoli”, ma tra il dire e il fare ci sono le possibilità. Farsi vedere tra gli sfollati è sicuramente un gesto forte, che ha colpito molti, oltre le foto di rito però occorre vedere cosa fare dopo la tempesta. In che modo salvare il salvabile.
L’intenzione del Presidente del Consiglio è quella di stanziare dei soldi: cifre importanti che, però, si articolano in due fasi. La prima quella dedicata all’emergenza e la seconda dedita alla ricostruzione: tamponare per poi rimettere mano e cercare di restituire certezze. Servono, secondo le prime stime, minimo 8 miliardi.
In primis occorre che ci sia una figura di riferimento per la gestione di tutto questo: il nome più gettonato in queste ore è quello del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che si è detto immediatamente disposto a collaborare. Dare una mano per darsi una mano, come ha testimoniato la sua presenza al cospetto della Protezione Civile nei giorni scorsi.
C’erano anche Piantedosi (Ministro dell’Interno) e Salvini (Ministro delle Infrastrutture). Il piano sembra essere chiaro: 100 milioni subito che dovrebbero essere attinti dal Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea, per questo si dovrebbe arrivare anche a 300 milioni. Un passo per volta, innanzitutto martedì è previsto un Consiglio dei Ministri straordinario per mettere subito a disposizione questi soldi: una prima tranche che non risolve, ma garantisce la presa in carico di determinate situazioni che dovranno diventare obiettivi in breve tempo.
Successivamente si penserà alla ricostruzione: i soldi, in quel caso, dovrebbero essere presi dai fondi del Recovery Plan. Danni stimati tra i 4-5 miliardi, una cifra impressionante che porta alla previsione di un costo ulteriore pari a 4 miliardi. 8 il totale da cui è impossibile scappare. Prima, però, serve un censimento: ricostruzione sì, ma mirata.
Capire, in primo luogo, quali sono le abitazioni che si possono recuperare (tra i vari Comuni colpiti) e quelli che si devono abbattere per procedere alle ricostruzioni. Operazioni per cui servirà tempo, ma le lancette scorrono. Pertanto è necessario attingere alle prime somme per dare un primo margine di lavoro: l’Emilia-Romagna si sta rimboccando le maniche, un compito a cui l’Italia della politica è chiamata a dare un seguito, come sta facendo gran parte della collettività.
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