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Cronaca

Strage nel Parco Nazionale d’Abruzzo: avvelenati lupi, grifoni e corvi imperiali. Chi sono i sospettati del massacro

Published by
Maria Teresa Bianco

E’ una strage quella accaduta nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Nove animali trovati morti per avvelenamento. I sospetti ricadono sui cercatori di tartufi, ma non solo

Una vera e propria carneficina quella accaduta all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Molise e Lazio. Le carcasse di nove animali sono state trovate, durante le attività di monitoraggio della zona, dai volontari di Rewilding Apennines, insieme al personale di Salviamo l’Orso. Mentre i rilievi sono stati condotti dai carabinieri forestali e al servizio sorveglianza del Parco.

Strage Parco Nazionale d’Abruzzo: animali avvelenati. Si punta il dito contro i cercatori di tartufi (ansa) free.it

I corpi dei nove animali giacevano, come riporta il Messaggero, all’interno dell’area ecologica che unisce il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino. Una zona frequentata anche dall’orso bruno marsicano.

Anche se ancora non c’è una conferma scientifica, la causa dei decessi degli animali sembra essere dipesa da avvelenamento. La morte dei lupi ha provocato, di conseguenza, anche il decesso di cinque grifoni e due corvi imperiali che ne hanno mangiato i resti. A Cocullo, paese in provincia dell’Aquila, sono state trovate anche diverse esche avvelenate. I sospetti ricadono sui ricercatori di tartufi ma anche sugli allevatori di bestiame.

Parco Nazionale d’Abruzzo, la strage degli animali avvelenati

Il Messaggero spiega che ad avvelenare gli animali sarebbe qualcuno in grado di preparare bocconi anche di un chilo o un chilo e mezzo e fare in modo che l’animale mangi tutto senza rischiare di sopravvivere. Il veleno usato è la stricnina, non facilmente reperibile. Secondo chi indaga, i sospettati numero uno potrebbero essere i cercatori di tartufi.

Strage Parco Nazionale d’Abruzzo: trovati morti 9 animali. Causa avvelenamento (ansa) free.it

Ma anche gli allevatori di bestiame che potrebbero così aver avvelenato i predatori in modo da liberare il territorio e poter portare il gregge a pascolare in tranquillità. Intanto sono attesi gli esiti delle indagini dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise che confermeranno quello che per ora è un’ipotesi (quasi accertata): l’avvelenamento.

Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise nonché colonnello dei carabinieri forestali, spiega a il Messaggero: “L’utilizzo criminale del veleno, resta la minaccia più grande per l’ambiente, tra tutte quelle legate alle attività antropiche. Il ritorno all’uso del veleno, purtroppo, non è mai scomparso in quella zona. Quasi ogni anno ci sono episodi legati all’avvelenamento. Non avendo indicazioni precise non si può puntare il dito contro nessuno, ma non escluderei il mondo dell’allevamento o altre attività legate a business montani”. 

Michela Brambilla: “In Italia oltre 3 mila atti di bracconaggio accertati ogni anno”

La deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla ha dichiarato, in merito ai fatti accaduti, come riporta Open: “La narrazione sugli orsi-killer e i lupi cattivi tende a mettere in ombra i casi veri e numerosissimi di bracconaggio ai danni anche di specie particolarmente protette”.

“Gli atti di bracconaggio accertati ogni anno sono circa 3mila, quelli probabilmente commessi 400mila. Si stima che ne siano vittime almeno 300 lupi l’anno, su una popolazione complessiva di circa 3.300. Chi vorrebbe legalizzare l’abbattimento di questi animali sappia che i branchi pagano già un grande tributo di sangue all’odio di individui senza scrupoli, che usano tutti i mezzi, dal veleno alle pallottole, per eliminare una presenza sgradita. Bisogna punire con severità chi si macchia di tali reati e con particolare severità chi ricorre a sostanze tossiche o nocive che possono colpire indiscriminatamente altre specie e l’uomo stesso”.

Sono già diverse le associazioni ambientaliste che hanno inviato una lettera alle autorità competenti in materia ambientale per chiedere azioni di prevenzione del fenomeno in modo incisivo. Nella nota di Rewilding Apennines si legge: “Lo spargimento di bocconi avvelenati o carcasse con veleno sul territorio è una pratica criminale che deve essere combattuta e condannata e che rappresenta una minaccia per la sicurezza, non solo della fauna selvatica, ma anche dell’uomo e degli animali da compagnia”.

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