Lavoro, il Governo passa all’azione: dopo il Decreto, è il momento dei fatti. 320mila nuove assunzioni in 2 anni, come cambia la PA.
Serviva una sferzata e il Governo l’ha data. Ora occorre passare dalle parole, divenute garanzia, ai fatti. Trovare il modo di incentivare – ampliando – l’occupazione sul territorio. Impresa non facile, ma possibile. Quasi doverosa alla luce di quanto sta accadendo in piazza e non solo: studenti e precari uniti in un solo grido.
Il mercato è fermo o quasi e Meloni deve cercare di accontentare tutti. Rimane sempre il tempo con cui fare i conti che è poco, ma necessario per orientarsi e la rotta sembra essere chiara. Il precariato non può essere combattuto 6 mesi alla volta con una macchina organizzativa che va a rilento.
Lavoro, assunzioni pubbliche in arrivo: il piano di Zangrillo
Quindi le assunzioni devono essere garantite: nella Pubblica Amministrazione è il minimo da cui partire. Poi si passa al come, in quel caso si apre un’altra partita ugualmente importante. Tradotto in numeri vuol dire: 3mila nuovi posti di lavoro, due terzi dediti al comparto Difesa e Sicurezza.
Questo è un segnale importante anche rispetto alla politica interna, dopo la bagarre che c’era stata rispetto alla carica della Guardia di Finanza: riserva che ancora desta qualche perplessità. Il Ministro Zangrillo parla al Messaggero di sintonia fra generazioni, nello specifico asserisce che l’Italia registra il dato più basso tra residenti e lavori pubblici: “Siamo al 5,6% del totale contro l’8,4 della Francia e il 7,8 dell’Inghilterra. Mentre in Spagna sono al 6,8%”.
800 giorni per cambiare
Le assunzioni, dunque, sono in calo ovunque ma l’Italia arranca ulteriormente: segno che la crisi è divenuta sistema. Significa che, a prescindere dalle condizioni, si ripropone lo stesso meccanismo. Tagliare di netto con il passato – questo il proposito del Governo Meloni – significa anche assumersi l’incombenza di certe sfide. Allora Zangrillo alza il tiro: “Con il PNRR 320mila assunzioni in 2 anni”.
Tutto possibile, almeno a parole: i sindacati sembrano essere più scettici sul piano dei contratti, suggerendo un calmiere. Non rispetto alle assunzioni, ma in base alle garanzie da dare: il lavoro non può essere un’illusione. Servono progetti a lungo termine, lo svecchiamento paventato da Zangrillo si raggiunge soltanto se si arriva compatti alle prime scadenze. Due anni come linea di confine, oltre la quale non bisogna andare, ma il punto è come arrivare. Nella speranza di togliere quell’affanno. Tanto dalle percentuali, quanto dalle coscienze.