Sul caro affitti gli studenti hanno iniziato un protesta che coinvolge l’Italia intera. I presidi in tenda spuntano da Nord a Sud, isole comprese. Da Milano oggi la protesta di Ilaria Lamera e il caso della famiglia Sadek
Tutto ebbe inizio dalla protesta della studentessa Ilaria Lamera davanti al Politecnico di Milano. In poche ore la protesta contro le crisi abitative e il caro affitti ha inglobato quasi tutte le principali città italiane. Non si ferma la mobilitazione contro gli affitti sempre più cari che rendono impossibile la vita degli studenti fuori sede nelle città universitarie.
Iniziative uguali a quella della studentessa Lamera, in tenda, sono state riprese anche a Roma, Milano, Firenze, Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Bari, Torino e Cagliari. Nel frattempo, come riporta l’ANSA, da Palazzo Chigi arriva una nota che spiega che “il Cdm ha autorizzato la presentazione di un emendamento per confermare l’immediata operatività delle misure che destinano 660 milioni di euro all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore”.
Tale emendamento arriva dopo una “interlocuzione con la Commissione europea che ha consentito di escludere la natura di aiuti di Stato” dei suddetti interventi. La ministra dell’Università e della Ricerca Bernini ha confermato a Radio24: “Abbiamo chiesto un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti. C’è un problema nel trovare immobili disponibili in provincia. Garantiamo al momento l’assegnazione di altri 7.500 posti letto. Abbiamo 40mila posti letto. Questo è già velocizzare”.
Una stanza in affitto in una grande città universitaria costa oltre 600 euro a Milano. Ma anche a Roma il prezzo è esorbitante: mediamente una singola si aggira intorno ai 450 euro al mese (spese a parte). Spese insostenibili per gli studenti fuori sede che non solo devono fare i “conti” con le spese delle utenze domestiche e universitarie ma anche con il caro vita.
E sulla questione interviene il Vaticano con il vicepresidente Cei e vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, che alla fine di una conferenza stampa ha alzato l’argomento sulla protesta degli studenti per il caro affitti dicendo: “Condivido questa protesta, mite, civile, che dice agli adulti e specialmente a coloro che hanno responsabilità politiche: vi rendete conto che non ce la facciamo?”. Pagare una stanza 800-900 euro è assurdo e si rischia così di creare delle condizioni di una rivolta sociale”.
“E’ una protesta vera che risponde ad un oggettivo bisogno, cerchiamo di ascoltarli”. Infine, il vescovo ha riferito che la questione sarà al centro dell’assemblea Cei di fine maggio. “Non possiamo non lasciarci interrogare, vogliamo ascoltare i bisogni, soprattutto a partire dai giovani”.
Sul sito USB – Federazione del Sociale Lombardia, questa mattina un nuovo “bollettino di protesta” ha invitato tutti quanti volessero partecipare al presidio organizzato da AS.I.A attivo dalle 10.30. Nel lungo messaggio sulla pagina Facebook, si legge: “In questi giorni abbiamo assistito a iniziative di protesta del mondo studentesco in tutta Italia contro il caro affitti. Tutto è partito da Milano probabilmente la città italiana in cui il costo dell’abitare è maggiormente insostenibile. Siamo contenti che il Sindaco Sala abbia aperto un tavolo con alcuni rappresentanti degli studenti sul tema, ma su questo vogliamo dire chiaramente che il canale concordato non è e non sarà mai la soluzione”.
“Non lo è per le migliaia di persone, studenti, lavoratori, pensionati e disoccupati, per i quali anche il canone concordato è insostenibile. La soluzione è una sola: aumentare l’offerta abitativa pubblica per tutti gli abitanti e l’offerta di studentati pubblici per gli studenti. Gli studenti sono solo la punta dell’iceberg del problema strutturale che è il diritto negato di avere un’abitazione. Questa situazione produce ogni giorno tragedie individuali che compongono tutte insieme una situazione di emergenza abitativa diffusa che colpisce migliaia di persone.
Il prossimo 15 maggio Sadek e sua moglie, genitori di due bambini, verranno sfrattati per morosità dalle casa in cui hanno abitato per anni. A nulla è servito rivolgersi ai servizi sociali, presentare domanda di casa popolare. A soli 4 giorni dall’esecuzione forzata, Sadek non sa dove andrà a dormire con la sua famiglia. Gli stessi uffici che si occupano dell’emergenza abitativa non hanno nemmeno a disposizione strumenti per programmare un’accoglienza in albergo se non il giorno stesso dello sfratto, dopodiché nessuno sa dove questa famiglia andrà a dormire.
La situazione di Sadek è esemplificativa di come venga gestita l’emergenza abitativa a Milano, le risposte del Comune sono totalmente inadeguate. Rivendichiamo l’apertura di un tavolo per discutere urgenti provvedimenti coraggiosi. Urge abrogare la legge 431/1998 che ha liberalizzato i canoni, lasciando la classe lavoratrice in balia del mercato. Non c’è più spazio per posizioni ambigue” sostengono.
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