INPS, le pensioni sono un problema. La gestione delle minime è un’esigenza ma vanno anche sanati i conti: lo studio.
L’INPS è alle prese con un punto di non ritorno: il commissariamento ha segnalato un problema che c’era già da tempo. Quello della sostenibilità: i conti non quadrano non tanto per il lucro che resta da appurare, quanto per la gestione delle finanze considerata incauta. Le stime dimostrano che si deve ancora fare molto per far quadrare i conti.
Una necessità che cozza con quella della gestione delle pensioni: aumentare le minime potrebbe essere un problema per la regolarità della liquidità a disposizione. I 22 miliardi spesi nell’anno in corso hanno dato la mazzata finale a un sistema già in fase di rallentamento. L’Istituto di Previdenza Sociale arranca e spetta a nuove politiche di gestione mettere un punto. La necessità deve tornare a fare virtù.
INPS, allarme pensioni minime: cosa succede
L’unico modo possibile per uscire dal pantano. La volontà c’è. I propositi anche, ma serve coesione e oculatezza. Questo si scontra, necessariamente, con gli obblighi di Governo che sulle pensioni ci aveva scommesso molto. Mettere in stand-by gli aumenti significa prendere del tempo che l’esecutivo non sembra avere a disposizione.
Soprattutto quando ci sono delle scadenze da mettere in relazione alla sanatoria fiscale. Questo vuol dire ricalibrare i carichi di lavoro e la volontà dei singoli in grado di mettere da parte determinati propositi al fine di evitare frizioni. Questo è quello che deve – suo malgrado – imporsi il dipartimento delle politiche sociali. Mettere tutti d’accordo non è facile, farlo – per il bene comune – è una necessità. Proprio perchè in ballo c’è un concetto non negoziabile. Quello della stabilità.