Google avvia la rivoluzione: il merito è dell’intelligenza artificiale. Se ne parla tanto, ma è già una realtà: cosa cambia per gli utenti.
Google pronto a fare il salto. Il più famoso motore di ricerca si adegua ai tempi: nell’era della post verità c’è spazio (anche e non solo) per l’intelligenza artificiale. Questo meccanismo secondo cui è possibile fare tutto attraverso un semplice comando: un dispositivo, a grandi linee, capace di fare qualsiasi cosa su richiesta.
L’ultima frontiera della domotica applicata a tutto il resto. Il molti la definiscono già come qualcosa da temere. Nelle grandi aziende più di qualcuno ha già fatto le valigie spaventato dalle ripercussioni che questa tecnologia può avere nella vita di tutti i giorni. Molte figure lavorative spariranno, ma la storia insegna che è successo per ogni epoca.
Google apre all’intelligenza artificiale: cosa cambia
A spaventare – non a tutti – è la velocità con cui questo cambiamento sta avvenendo. ChatGPT, il motore di riferimento in grado di creare e attivare cose, è in grado di scrivere poesie, formulare soluzioni, dispensare risposte. Tutte cose che già c’erano, ma l’ultimo ritrovato lo fa immediatamente. Dimezzando il processo lavorativo in termini uomo-macchina.
I tempi si accorciano, le richieste aumentano e i salari diminuiscono. La macchina impiega meno tempo dell’uomo e costa meno. Soprattutto costano meno gli stipendi delle persone davvero necessarie: ChatGPT ci fa chiedere – a tutti, indistintamente – chi è davvero indispensabile?
Parole chiave più specifiche: l’uso responsabile Mountain View
Questa domanda è quello che spaventa anche i grandi riferimenti nel mondo della ricerca e dello sviluppo, per questo Google – noto e iconico motore di ricerca – sceglie di farne un uso “responsabile”. Cosa significa: usarla solo per approfondire le ricerche di contenuti e migliorare i risultati.
Affinerà, quindi, i puntatori dando risposte sempre più dettagliate alle ricerche presenti. Le parole chiave, dunque, saranno sempre più specifiche. Questo dovrebbe portare – e garantire – una maggior accuratezza. A scapito di chi lo dirà il tempo, ma questo approccio è quantomeno analitico. Una soluzione alternativa – e forse valida – rispetto al disfattismo dilagante.