Governo Meloni alle prese con il patto di stabilità: la posizione dell’Europa rispetto alle riforme nostrane. La situazione.
Il Governo Meloni alle prese con l’Europa: tiene banco il nuovo patto di stabilità che indica agli Stati membri come muoversi verso quello che, dal punto di vista economico e non solo, si prospetta come un periodo difficile. Il 9 maggio è stato il Giorno dell’Europa, data in cui il Parlamento Europeo si è riunito per affrontare i prossimi passi sul piano economico e sociale.
Il patto di stabilità – in linea generale – offre più libertà di manovra rispetto al passato. Merito, in tal senso, anche dell’ex Premier Paolo Gentiloni il cui ruolo – agli occhi dell’Unione – resta rilevante. Proprio per questo l’Italia ha maggiori garanzie nonostante tutto: Gentiloni afferma che il Paese sta lavorando malgrado le ammonizioni del recente passato.
Governo Meloni alle strette, il patto di stabilità incide sulla politica interna
Come la bocciatura del Def, prontamente rifatto, alla luce delle correzioni in corso d’opera e quel buco da 15 miliardi da appianare nei tempi previsti. I tempi ci sono, i modi piacciono un po’ meno: soprattutto a Giorgetti – Ministro dell’Economia e Finanza – che avrebbe gradito più flessibilità da parte dell’Europa anche in merito agli investimenti fatti per il PNRR.
Forse il problema nasce proprio da lì, nessuno sembra aver gradito troppo la massiccia politica a favore della riqualificazione degli stadi. Non una priorità secondo i vertici europei: si ricomincia, quindi, tutto da capo con una sanatoria fiscale da portare a termine. Gli esperti di economia chiariscono che non c’è nessun complotto contro l’Italia, si tratta di una maggior attenzione dovuta alla ripartizione delle disponibilità legate ai fondi da spartire tra i vari Paesi.
Le riforme in stallo
Tradotto: l’operato che aveva iniziato Mario Draghi, con determinate garanzie, deve continuare per ultimare quella che dovrebbe essere una ripresa generale dopo la pandemia. Ora che l’emergenza Covid è ufficialmente finita, come dichiara l’OMS, è possibile andare avanti e pensare al futuro.
Un avvenire che passa dall’economia ma anche da piccoli passi che l’Italia – e non solo – deve fare. In attesa di capire quale sarà il destino, per quanto riguarda la politica interna, di alcune riforme lasciate nel cassetto come Opzione Donna e Quota 41.