Il taglio del cuneo fiscale resta in cima ai propositi del Governo: la spesa sembra valere più che l’impresa, ma i margini restano.
Meloni riparte dal taglio del cuneo fiscale. Andare avanti fino a dicembre, quando si dovrebbe essere entrati nel pieno della manovra, non è semplice. Servono 5 miliardi per i prossimi sei mesi per arrivare a 15 fino al prossimo anno. Tutti fondi che metterebbero il Paese in una posizione scomoda.
Quantomeno a rischio nel momento in cui l’Europa aveva chiesto – a tutti e in particolare all’Italia – maggiore oculatezza nella gestione delle risorse. Non a caso le correzioni di 15 miliardi arrivano proprio nel momento in cui si prende di mira l’Irpef e il cuneo fiscale. Questo non significa evitare di calcolare i bisogni dei meno abbienti, semplicemente vuol dire – secondo il Fondo Monetario – evitare di fare il passo più lungo della gamba.
Taglio delle tasse, Governo Meloni al bivio: la strategia fino a dicembre
Secondo Tito Boeri, che ha parlato a Repubblica, la situazione non è per niente rassicurante: Meloni ha delle scadenze che devono coincidere con i propositi forniti agli elettori. La riforma fiscale, compreso il taglio al cuneo, però non naviga in acque tranquille. Inoltre ci sono anche di mezzo riforme importanti che potrebbero saltare: Quota 41 e Opzione Donna sono in pole per rimanere in soffitta.
Intanto, mentre la diatriba sulle pensioni minime si anima, a preoccupare sono le prospettive di disavanzo: se è possibile farlo, perchè fino a dicembre prossimo c’è il rischio di una corsa contro il tempo? Il Governo è tra due fuochi. Se tagliare le tasse diventa una priorità, occorre prima capire come e dove reperire determinati soldi.
La variabile PNRR
I finanziamenti del PNRR sono già “impegnati” in altro, abbattere i bonus ulteriormente non se ne parla: basta vedere quel che è successo relativamente alla congelazione del “Superbonus edilizio”. Serve un’altra sferzata che andrà trovata nella gestione e flusso delle entrate in relazione ai possibili rincari.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo la politica economica. La direzione deve essere univoca, il divario fra intenzione e possibilità è sempre più netto. Ecco perché il Governo vuole tenere il punto, ma si sta rivelando più complicato del previsto.