E’ stata condannata a 30 anni Elona Kalesha, la 39enne che nel 2015 uccise i suoceri e nascose i resti dei loro corpi in quattro valigie, denunciando la loro scomparsa. La reazione dell’ex fidanzato e figlio dei coniugi ammazzati
La 39enne di origini albanese, Elona Kalesha, dovrà scontare una pena a 30 anni di reclusione dopo che nel 2015 uccise e fece a pezzi i genitori dell’ex fidanzato, Teuta e Shpetim Pasho, nascondendo i resti in quattro valigie.
A condannare la donna è la Corte d’assise di Firenze. I resti delle due vittime, scomparsi nel novembre del 2015, furono poi trovati in un campo tra la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e il carcere fiorentino di Sollicciano nel dicembre di cinque anni dopo (2020).
I capi d’imputazione contestati alla donna sono: omicidio colposo, vilipendio e occultamento di cadavere. La 39enne accusata di aver ucciso i coniugi albanesi era stata rinviata a giudizio dal gup di Firenze Maurizio Caivano. Il processo iniziato lo scorso 15 febbraio 2022 nell’aula bunker si è concluso oggi con la condanna.
Sono trascorsi più di otto anni da quando la 39enne Elona fece a pezzi i suoceri nascondendo i loro resti in quattro valigie. Un assassinio che sconvolse l’Italia intera per la violenza brutale perpetuata sulle due vittime. Oggi la sentenza definitiva proclamata dai giudici della Corte d’assise di Firenze che condannano a 30 anni l’imputata del doppio omicidio.
Dalle indagini sul caso condotte dai carabinieri e coordinate dal pm Ornella Galeotti, Elona Kalesha, all’epoca dei fatti fidanzata del figlio dei coniugi assassinati Pasho, li avrebbe uccisi per impedire che i due rivelassero che lei era in attesa di un bambino da un altro uomo mentre il fidanzato si trovava in carcere.
L’ex fidanzato della 39enne si è costituito parte civile nel procedimento a carico della donna. Secondo l’accusa, quando i coniugi Pasho furono uccisi nell’appartamento affittato dall’imputata, il figlio delle due vittime era detenuto in carcere. I genitori sarebbero giunti dall’Albania a Firenze per assistere alla sua scarcerazione. Ma i coniugi sarebbero stati uccisi la sera precedente il giorno della liberazione del figlio, ovvero il 1° novembre del 2015. Secondo l’attività investigativa, la donna avrebbe abortito in ospedale a Firenze nell’ottobre del 2015, quindi solo pochi giorni prima della scomparsa dei Pasho.
Dopo la requisitoria del pubblico ministero e l’arringa finale degli avvocati dell’imputata, i quali hanno sempre sostenuto, come riporta Fanpage, che “non si può condannare per omicidio una persona se non si sa se ha ucciso, con chi lo avrebbe fatto e perché”, oggi all’udienza nell’aula bunker di Santa Verdiana, la Procura di Firenze non ha replicato lasciando che i giudici della Corte d’assise decidessero riuniti in camera di consiglio.
L’imputata era stata arrestata il 22 dicembre del 2020 con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere. Per l’accusa la 39enne avrebbe agito proprio all’interno della sua abitazione ma per i legali della donna non “esiste alcuna risultanza probatoria che individui l’appartamento in questione come luogo dell’omicidio. Nessun condomino ha sentito rumori particolari o visto movimenti sospetti”.
Presente in aula oggi anche l’ex fidanzato di Elona Kalesha e figlio della coppia assassinata, il quale ha dichiarato: “Spero solo che venga fatta giustizia”.
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