Ha detto alla polizia di ritenersi uno psicopatico che ha bisogno di calmarsi. Sotto la giacca nera che copre il viso al momento dell’arresto ieri, con i suoi demoni. Ha inoltre raccontato di sentirsi bullizzato e che più di qualcuno tra amici e compagni lo chiamavano nerd.
Cosa sia passato per la testa a Kosta Kecmanovic, 13 anni, quando ieri ha fatto irruzione in una scuola primaria di Belgrado uccidendo nove persone, otto alunni tra i 12 e 14 anni, un insegnate e ferito altre sei persone, per gli investigatori ancora non è chiaro. Tra le vittime anche una ragazzina della quale era innamorato, avrebbe svelato tra le cose confessate agli inquirenti.
Di certo, come ha spiegato il capo della polizia, c’è che dopo la strage il ragazzo ha chiamato gli agenti raccontando il folle gesto compiuto nella sua scuola nel quartiere centrale di Vracar a Belgrado. Sempre ieri nel corso del primo interrogatorio il 13enne ha detto di essere stato preso dalla paura, dal panico e da una strana respirazione mentre uccideva vittime innocenti e che gli sembrava giusto avvisare la polizia.
Nelle parole del ragazzo 13enne emerge il quadro di un disagio disarmante: sostiene che anche i servizi sociali lo avrebbero ignorato. Emarginato nei giochi, durante le vacanze o le gite turistiche. Kecmanovic non ha mai confessato il motivo del folle gesto. Non ha ancora compiuto 14 anni e per questo motivo secondo la legge serba non è perseguibile penalmente. Ieri erano stati arrestati anche i suoi genitori.
Sull’arresto di padre e madre si indaga a fondo, non sono ancora chiare le accuse a loro carico. La pistola con la quale ha ucciso è di suo padre. L’avrebbe prelevata da una cassetta di sicurezza nella quale il genitore custodiva le armi, l’adolescente conosceva il codice di accesso. Dalle prime ricostruzioni sembra che il padre portasse spesso il figlio con se al poligono. Gli investigatori sono certi che la strage fosse pianificata da almeno un mese. Aveva una lista di nomi, le vittime, una piantina della scuola. Ma non è tutto, nella borsa del giovane gli agenti hanno trovato una pistola da 9millimetri, un’altra di piccolo calibro e una bottiglia molotov.
Eppure il 13enne, proveniente da una famiglia benestante, non aveva mai dato segni di squilibrio, per la scuola era un ragazzo diligente, educato, appassionato di astrofisica, karatè e basket. C’è il sospetto che al momento della sparatoria fosse sotto effetto di stupefacenti, già oggi si attendono i risultati degli esami tossicologici. E poco dopo le ore 16 è arrivata la conferma: nessuna traccia di droga. Ora via alla perizia psicologica.
La Serbia è sotto shock, il governo di Belgrado ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Il ministro dell’istruzione ha detto: “E’ stata la tragedia più grave che ha colpito la Serbia e il nostro sistema d’istruzione”. Le lezioni riprenderanno domani e sarà osservato un minuto di silenzio in tutte le scuole del Paese.
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