Carte e Bancomat contro la ‘Ndrangheta: i pagamenti elettronici riducono il volume d’affari delle cosche. Le statistiche.
Denaro, clienti, ristori. Non è routine, ma affari. Il denaro non dorme mai, neanche quando le gambe sono sotto al tavolo. Il noto esponente della ristorazione nella Capitale, Domenico Giorgi, uomo d’affari e intenditore di cucina, è stato arrestato ieri con le accuse di riciclaggio e appartenenza alla criminalità organizzata.
Era lui, secondo le ricostruzioni fatte dal Messaggero, il principale riferimento dell’impero della Ndrangheta che da tempo ha messo le mani sulla ristorazione italiana. Nella Capitale la Caffè In srl controllava una serie di ristoranti di spicco che portavano alla criminalità organizzata un giro di milioni.
Carte e bancomat, colpo alla Ndrangheta: quanto hanno perso le cosche
Tutto questo è venuto meno non appena non è stato più possibile pagare in contanti. Il denaro girava e le associazioni mafiose riciclavano: ora non più, o meglio non più per loro. Giorgi finisce in manette e arrivano le prime stime: si parla di perdite milionarie. La Ndrangheta ha altri snodi.
Questo, però, è un colpo epocale: le somme di denaro sono ingenti e dimostrano che fra denaro contante e criminalità l’equazione esiste. Il Governo aveva provato a bypassare il problema. Non è possibile: glielo ha detto l’Europa e adesso gli esercizi commerciali – ristoranti inclusi – debbono adeguarsi.
Il “tesoro” della ristorazione
Un bel problema per i criminali che contavano sulla ristorazione quasi più che sullo spaccio. Non tutti hanno una dipendenza, ma chiunque deve mangiare. Per questo i ristoranti sono una “gallina dalle uova d’oro”: il colpo al contante è notevole, ha tagliato le gambe ai meccanismi principali di scambio.
Questo presuppone un ridimensionamento nelle cosche, con conseguenti riequilibri: una stoccata che serve per dimostrare che le autorità ci sono. Anche – è il caso di dirlo – a caro prezzo. L’importante, si è capito, è pagare con il POS.