Colf e badanti, assumere un collaboratore domestico non è semplice: a fronte dei costi vigenti, cambiano ancora i contratti.
Colf e badanti sono il futuro, ma anche la presenza rassicurante per chi non può più permettersi di badare a parenti, amici o persone care in difficoltà. Personale preposto all’assistenza domiciliare e non solo. Mettere in regola una simile figura professionale, che opera prevalentemente a casa, non è semplice anche perché – oltre allo stipendio – bisogna fare i conti con i contributi che aumentano di anno in anno.
La spesa rischia di essere maggiore dell’impresa, ecco perché poi molti bisognosi si rifugiano nel nero: la mancata messa in regola di un dipendente – anche se assistente personale – espone a grossi rischi. Tuttavia il pericolo, talvolta, è minore rispetto ai costi preposti per potersi permettere assistenza.
Colf e badanti, addio sgravi fiscali: cambiano i contratti
Non tutte le situazioni sono uguali, ma sicuramente l’innalzamento della soglia di povertà ha messo in crisi una domanda crescente a fronte di un’offerta poco variegata. Occuparsi di anziani e persone non autosufficienti è una responsabilità e gli incarichi si pagano: gli oneri che non sono mai abbastanza quando c’è di mezzo la salute.
Allora se i contratti aumentano di 145-150 euro in media rispetto allo scorso anno, l’unica soluzione per dare un po’ di respiro e incentivare le regolarizzazioni è abbattere lo sgravio fiscale del dipendente. Le tasse se le paga lui, alla stregua di un libero professionista. Misura che fa discutere, ma a conti fatti se si aumenta da una parte si deve togliere dall’altra.
L’alternativa è che la figura sparisca dal mercato del lavoro, ma a queste condizioni – in special modo con queste richieste – non è possibile. I contratti saranno rimpinguati, ma le tasse spetteranno ai diretti interessati e non al datore di lavoro che dovrà riconoscere soltanto i contributi. Un compromesso che non accontenta tutti, ma forse può far respirare un indotto sempre più complesso e necessario.