Decreto Lavoro, il Ministro Calderone è chiamato a spazzare via le criticità in merito. Allarme precarietà, mentre le tasse restano un rebus.
Lavoro, servono risposte. Dopo ieri, primo maggio non solo per il Concertone, le domande da parte della popolazione (e una parte della politica) si fanno incalzanti: tiene banco il taglio delle tasse. La proroga piace sulla carta, ma nei fatti resta un rebus. Il Ministro Marina Calderone deve fare chiarezza in merito al nuovo decreto.
Il timore è che possa aumentare la precarietà: questo temono – e ribadiscono – a gran voce le opposizioni, ma non è solo una questione di scontro. Ci sono milioni di famiglie a cui dare risposte, in tal senso anche il nuovo Reddito di Cittadinanza convince poco. Le basi ci sono, ma restano fuori troppe persone.
Decreto Lavoro, dignità e precarietà: il Ministro Calderone risponde alle critiche
Fetta, secondo una parte delle opposizioni con Conte e Schlein in testa, con cui bisognerà fare i conti. Proprio per questo le prime risposte Calderone le fornisce pubblicamente distaccandosi nettamente dall’equazione DL Dignità = precarietà. “Non si verificherà in alcun modo – spiega – un aumento della precarietà”.
“Un problema confinato al 2,5% dei contratti a termine visto che più del 97 % durano meno di 12 mesi perché ddl dignità prevede che causali solo da 12 a 24 mesi”. La questione non è solo numerica, ma contingente. Dire: “Sul taglio delle tasse stiamo studiando, ma serve prudenza” equivale a prendere tempo.
Il taglio delle tasse tra aspettative e realtà
Una variabile che, in un momento come questo, l’Italia che lavora non può permettersi. Una parte di persone sa benissimo che trovare il “paracadute” per finanziare determinati tagli sarà più difficile del previsto. La garanzia gliela fornisce il Fondo Monetario che stravolge, nella sostanza, i conti del Def fino a bocciarlo con relative correzioni apportate nei giorni scorsi.
Una situazione da valutare e tamponare con il cronometro a sfavore: il DL Dignità approvato il Primo Maggio non è casuale, con tanto di sberleffo agli artisti da parte del Ministro Gasparri. Si deve, però, andare oltre la battaglia dialettica e tutelare – davvero – chi ne ha necessità. Il precariato si nutre di incertezze, ora servono garanzie. Non solo (ma anche) sul piano istituzionale.