Il Consiglio dei ministri del primo maggio 2023 ha definitivamente cancellato il Reddito di cittadinanza: pronto l’Assegno di inclusione. Diverse le novità annunciate dal decreto Lavoro: tutto cambia dal 2024.
Dal prossimo anno non ci sarà più il Reddito di cittadinanza che sarà sostituito dall’Assegno di inclusione. Il sostegno sarà valido per famiglie con disabili, minori o con persone oltre i 60 anni d’età.
Per chi sarà occupabile, cioè la fascia 18-59, dal primo settembre 2023 è in arrivo lo strumento di attivazione del lavoro. Si tratta di uno strumento che prevedrà percorsi di formazione e anche una forma di servizio civile alternativo.
Le novità
L’Assegno di inclusione, previsto quindi dal primo gennaio 2024, punta a ridurre la platea di beneficiari dell’Rdc, con tanto di novità per la vicenda del lavoro. Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha previsto una misura che possa rappresentare una integrazione al reddito per chi abita in casa con persone che hanno una disabilità, minorenni oppure over 60.
Bisogna anche in questo caso essere cittadini italiani oppure ricevere regolare autorizzazione per il soggiorno da richiedente. Ci saranno anche dei vincoli sulla durata della residenza in Italia, nonché sulle condizioni di natura economica.
Il beneficio ogni mese sarà di un importo non inferiore a 480 euro annui, esenti da ogni trattenuta Irpef, erogato direttamente dall’Inps con pagamento elettronico. La durata è di massimo 18 mesi continuativi, con possibilità di proroga per ulteriori dodici.
I beneficiari dovranno sottoscrivere il cosiddetto patto di attivazione digitale, presentandosi ogni tre mesi presso patronati, centri per l’impiego e servizi. Ciò è indicato come elemento fondamentale per aggiornare la propria posizione. Chi fra i 18 e i 59 anni, non rientrando nelle categorie dei “fragili”, potrà perdere il beneficio qualora rifiuti una offerta di lavoro parziale o a tempo pieno.
Non dovrà essere al 60% dell’orario a tempo pieno e con una paga non inferiore ai minimi previsti dai contratti collettivi. Per contratti a tempo indeterminato ciò varrà per tutte il territorio nazionale, a tempo determinato (anche in somministrazione) qualora il luogo di lavoro non disti oltre 80 chilometri dal domicilio.
Occhio ai controlli
L’Ispettorato nazionale del lavoro, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, hanno già ribadito di vigilare sulle attività e predisporre sanzioni importanti per i trasgressori.
Per i patronati, associazioni senza fini di lucro e altri enti sarà riconosciuto un contributo fra 60 e 80% di quello riconosciuto ai datori di lavoro. Per fascia 18-59 in condizioni di povertà assoluta, sempre nel rispetto dei requisiti, sarà possibile partecipare ai progetti di orientamento, politiche attive, di accompagnamento al lavoro, formazione, inserimento lavorativo e riqualificazione professionale.
Novità sul servizio civile
Fra le novità spicca quella del servizio civile universale. Sarà possibile accedere senza deroghe e limiti d’età, nonché quote di riserva per i rispettivi bandi. I soggetti interessati dovranno registrarsi sulla piattaforma informatica nazionale, con tanto di dichiarazione di disponibilità al lavoro, tenendo in considerazione i requisiti di un patto di servizio personalizzato.
A seguire si potrebbero così ricevere delle offerte di lavoro ed essere inseriti nei progetti di formazione: in quest’ultimo caso si potrà partecipare per massimo 12 mensilità, con tanto di beneficio pari a 350 euro mesi.