La Festa dei Lavoratori si compone di tanti interrogativi: il primo riguarda inevitabilmente i contratti. Discontinuità su tempi e modalità.
Il Primo Maggio riporta sul tavolo la tematica del lavoro rimettendo al centro le occupazioni e la necessità di far quadrare i conti: bilanci che vedono un aumento della povertà relativa in ambito precario. Significa che 1 italiano su 2 trova lavoro senza sapere quando e come si sistemerà: sono tutti contratti a termine, senza alcun tipo di programmazione.
Questo determina grande incertezza. Specialmente quando occorre dividere tutto tra occupabili e non occupabili. Se i contratti a 30 giorni vengono considerati fonte di reddito, allora l’ingranaggio rallenta perchè nella sostanza chi trova lavoro non si sistema: compie piccoli passi che, nell’effettivo computo delle ore lavorative, portano soltanto discontinuità.
Primo Maggio, lavoro e contratti: dubbi, rebus e necessità
Anche sul piano dei contributi non è agevolato, dato che il lavoratore a tempo determinato rischia di finire in lande desolate in attesa di una sistemazione che non arriva mai. Continuamente sbalzato da un contesto all’altro senza mai una quadratura: questa è la situazione del lavoratore oggi, specialmente chi non riesce a trovare un settore di riferimento e vede l’indeterminato come un miraggio.
Il punto, fa sapere il Ministro Calderone, sono anche i voucher che complicano ogni tipo di rapporto. Camerieri Under 40 presi come apprendisti pur di non pagare i contributi dell’assunzione piena. Le dinamiche tra datore di lavoro e impiegato sono ai minimi termini. Calderone ammette che “occorre dare una svolta e questo primo maggio – conclude – getterà le basi per un nuovo piano”.
Il nuovo iter targato Calderone
In primis per il Ministro c’è da rimettere in piedi il collocamento: con Di Maio c’erano i navigator, ora la tendenza deve cambiare, ma serviranno ugualmente figure preposte. Poi i contratti: l’intenzione del Governo è quella di estendere il bacino di utenza della manodopera, magari tagliando qualche tassa di assunzione.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Europa e il cuneo fiscale: la correzione di 16 miliardi impone politiche precise anche in ambito di occupazione. Vietato fare il passo più lungo della gamba, ma è impossibile restare a mezz’aria: proprio come tanti lavoratori in attesa di risposte. Senza quelle si diventa – a meno che non lo si è già – disoccupati.