Il Primo Maggio si torna a parlare di lavoro: il dibattito, nel giorno di festa, è anche e soprattutto politico. Scontro Conte-Renzi.
Primo Maggio, Festa dei Lavoratori ma soprattutto occasione per fare il punto: attualmente manca molto, anzi quasi tutto, per parlare di stabilità lavorativa. Sul tavolo la questione contratti e il fattore stipendi. Anche la crisi e i tagli, in primis quello del cuneo fiscale, e poi il PNRR: come gestirlo e cosa fare.
Tanta carne al fuoco e poco tempo, con i giovani sempre al centro del dibattito. Peccato che la soglia “giovanile” si stia alzando. La precarietà non ce l’hanno soltanto coloro che escono dalle scuole, ma anche (forse soprattutto, esclusivamente per il tempo che passa) gli Under 30. Giovani non più giovanissimi alla ricerca di una stabilità: la risposta, secondo le stime più recenti, è solo precariato.
I contratti a termine sono l’unica possibilità in mancanza di altre tutele. Anche per questo, stando al dibattito in corso, la disputa tra Conte e Meloni non si placa. Il leader del Movimento Cinque Stelle attacca il Presidente del Consiglio sul Decreto Lavoro asserendo che i provvedimenti sono “insufficienti e indegni sul piano contrattuale”.
Gli fa eco Schlein che dice: “I giovani si sentono poco tutelati e i meno giovani hanno bisogno di garanzie che in questo momento non ci sono”. Successivamente Conte si scaglia anche contro l’ex Premier Matteo Renzi, attuale leader di Italia Viva, con parole ancor più pesanti: “Fossi in lui – dichiara – mi vergognerei”.
Il riferimento è sempre alle consulenze che il leader politico tiene in Arabia Saudita e non solo che, secondo il massimo esponente dei pentastellati, sarebbero in conflitto d’interessi con il suo ruolo istituzionale in Italia. Insomma l’argomento lavoro tiene banco in ogni sua sfumatura: il punto è cercare di dare una quadra fra necessità e condizioni.
Il divario è ancora distante, ma il dibattito è più che mai vivo con le scadenze di Governo che premono su un’agenda già fitta: non mancheranno le eventuali correzioni a un disegno di Legge già entrato nel vivo che, però, sembra non convincere molti. Lo scontro, infatti, è anche interno alla maggioranza con i forzisti che vorrebbero più margine di manovra: Meloni è pronta a barcamenarsi in quella che, a più riprese, ha definito una tempesta. Le turbolenze non sono ancora finite.
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