Pensioni minime, è bufera: gli aumenti potrebbero non esserci più. Lo stesso vale per Opzione Donna. Il Patto di Stabilità cambia tutto.
L’Unione Europea è stata chiara: servono correzioni. Questo costa, nella fattispecie 15 miliardi di euro. Una falla da colmare che rompe le uova nel paniere alla maggioranza, la quale – per quanto riguarda l’Italia – aveva dato garanzie sul taglio del cuneo fiscale, le pensioni minime e Opzione Donna.
Tutte cose che potrebbero sparire, con questo s’intende che potrebbero – naturalmente – essere messe in freezer. Tradotto: gli aumenti delle pensioni minime dovranno aspettare, stesso discorso vale per il congedo anticipato e Opzione Donna. Il Governo Meloni incassa il colpo perchè – probabilmente – con i disavanzi si dovrà mettere da parte la somma per il Fondo Monetario.
Pensioni minime e Opzione Donna nel dimenticatoio: il Governo è al bivio
Intanto si naviga a vista con il Def come rotta, ma c’è Giorgetti che resta sugli scudi: ha chiesto comprensione all’Europa che, secondo il Ministro dell’Economia, non avrebbe dovuto calcolare gli investimenti fatti per il PNRR. Ora ci sono due fronti: quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’altro che indica la strada da intraprendere sul fronte interno.
Tutto in nome della terza tranche di denaro (19 miliardi) che deve arrivare per rimettere a posto alcune cose. Se, però, bisogna includere anche la correzione di 15 miliardi sul PIL, allora le situazioni si complicano. Anche perchè tanti sono gli aspetti da dover tenere insieme.
Giorgia Meloni sugli scudi
Giorgia Meloni da Londra predica calma: l’incontro con il Capo di Governo britannico è andato bene, ma ora il Presidente del Consiglio torna in Italia e dovrà fronteggiare i falchi delle opposizioni. Conte e Schlein sono già pronti a rivendicare una mozione comune: “Meloni non ce la fa a tenere i conti dell’attuale Governo”.
Si teme – neanche a dirlo – un notevole passo indietro. Le pensioni minime in rialzo e Opzione Donna erano due provvedimenti importanti, non proprio bandiera, ma quasi, su cui l’Esecutivo aveva garantito. Un passo indietro per l’ammonimento – diciamo così – da parte dell’Europa sarebbe un’importante ammissione di colpa. Queste cose, in politica e finanza, si pagano: il prezzo potrebbe essere più alto del previsto.