Pensioni, la riforma traballa: il motivo è il nuovo patto di stabilità, mettere insieme i pezzi non è facile. Le prospettive del Decreto.
L’Italia deve fare i conti con l’Unione Europea, in tutti i sensi. Il rischio concreto è che possa saltare il banco: i rapporti tra lo Stivale e gli Stati membri sono ottimi, ma di mezzo c’è altro. In primis il PNRR e poi il patto di stabilità che stabilisce la posizione del Paese. L’Italia non è messa bene, è stata definita una correzione di 15 miliardi.
Significa inseguire ancora per cercare di rimettersi in pari: l’agenda è fitta, in special modo per quanto riguarda le cose da fare. È possibile stimare poco altro, se non la rabbia di Giorgetti – Ministro dell’Economia – che all’Europa ha chiesto un po’ di clemenza. Non regge più neanche la contingenza del conflitto Russia-Ucraina, dato che esiste per tutti, bisogna rialzarsi.
Insieme e con metodo. Una modalità che, però, rischia di mandare in soffitta parecchie cose: in primis la riforma di pensioni e l’Irpef, con relativi tagli da effettuare. Questo significa promesse non mantenute: argomenti cardine, portati in campagna elettorale, che vengono meno a causa delle istanze europee.
Paletti che bisogna rispettare, Meloni e Giorgetti forse questo lo sapevano, ma adesso ci mettono la faccia. L’importante è non rimettercela, ma le sorti della politica interna sono un’altra cosa. Sul piano estero Meloni cerca di mettere insieme i pezzi fra un incoraggiamento a Zelensky una rassicurazione – oggettiva, ma non si sa fino a che punto presente – al resto dell’Europa.
L’Italia c’è, che tradotto vuol dire trovare risorse all’interno del bilancio sacrificando altri capitoli di spesa. Il fondo del barile non è un’opzione, cercare di fare tutto il possibile, invece, sì. Continuare a camminare sul filo del Def è l’unica soluzione, anche se estremamente precaria, con le opposizioni che chiedono conto (anche loro) in Senato per mettere nero su bianco la situazione.
Il Governo è davanti a una vera e propria prova di forza: se non riesce a mantenere le riforme programmate, si tratterebbe di un passo indietro importante. E non sarebbe neppure l’unico, mentre si cerca una soluzione per non tagliarsi le ali e il futuro che passa dalla credibilità politica. Non contano (solo) i sondaggi, servono (soprattutto) i buoni propositi.
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