Fisco, importanti novità sulla cessione del credito: attenzione alla svalutazione, come regolarsi in 10 anni.
Il Superbonus tiene ancora banco, ci sarà tempo fino a novembre per parlare di detrazioni e attuarle anche dopo aver comunicato la CILA. Il provvedimento doveva andare in soffitta ma resterà ancora un po’ per garantire a tutti coloro che avevano sperato negli incentivi una via d’uscita per rimettere in sesto abitazioni e non solo.
Tema cessioni: c’è lo spettro dei 10 anni, tutto dipende dal cassetto fiscale ma per evitare la svalutazione occorre agire per tempo: dichiarare ora ingloba anche quelle attività intraprese nel 2022, agire successivamente rischia di tagliare fuori i lavori fatti dopo un determinato scaglione temporale.
Fisco, cessione del credito: le modifiche in relazione al Superbonus
Questione di dinamicità: dividere gli importi in 10 anni giova anche in termini di valutazione degli immobili. Lavori conclusi consentono di mettere meglio sul mercato determinati complessi edilizi. Questo consente a un certo tipo di economia di girare e piazzarsi in modo migliore. La “logica circolare” – paventata da Cottarelli qualche tempo fa – ha però bisogno di ulteriori garanzie.
Come quella relativa alla durata delle opere: sia nel pubblico che nel privato devono cessare di esserci “incompiute”. Quel tipo di “cattedrali nel deserto” che resta a metà tra il possibile e il procrastinabile: opere e progetti iniziati bene e mai terminati con relativa incidenza sulla manodopera.
Se l’economia deve riprendere a girare, non deve gravare sulle spalle dei meno abbienti. I quali potrebbero essere anche quelli che comprano: i lavori si fanno e si richiedono, un gioco delle parti che deve continuare ad esserci senza che nessuno possa essere leso. Ecco perché le tempistiche conservano un ruolo chiave: la cessione in 10 anni è l’unica boccata d’ossigeno prima che i ranghi vengano serrati sul serio in un settore che è già in evidente difficoltà.