Una collaborazione fra Italia e Spagna aveva dato vita ad un imponente traffico di droga a livello internazionale: spaccio anche nel carcere di Opera.
La casa circondariale alle porte di Milano era diventata una piazza di spaccio che si aggiunge alle altre fra la città meneghina e altre zone in Italia. La Direzione distrettuale antimafia ha eseguito un totale di 30 arresti e fermi fra le province lombarde di Milano, Pavia e Varese, ma non solo.
Arresti anche a Catania e Sassari. Vari i reati contestati alle persone coinvolte: si va da estorsione a riciclaggio, passando per detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.
I reati sarebbero avvenuti fra la Lombardia e la Spagna. Il personale del Ros di Milano ha collaborato con il comando di polizia penitenziaria che lavora ad Opera: sequestri per un totale di 239 chilogrammi di droga e 240mila euro in contanti. Gli inquirenti hanno spiegato che l’ordinanza ha disposto varie misure di custodia cautelare. Su un fronte dieci persone arrestate (di queste due donne ai domiciliari), sull’altro 12 provvedimenti: sette erano già detenuti in carcere.
In altri otto casi, invece, le persone sono state destinatarie di un decreto di fermo da parte della Direzione distrettuale antimafia. Indagini partite nel 2019, ma durante il corso degli anni hanno permesso di ricostruire una rete dedita allo spaccio internazionale di sostanze stupefacenti.
Coinvolte anche le famiglie dei detenuti, in alcuni casi parte attiva del processo di spaccio delle sostanze stupefacenti. Non solo ingresso della droga in carcere, gli investigatori hanno scoperto l’introduzione di telefoni all’interno del carcere di Opera. Quest’ultimo elemento avrebbe permesso di coordinarsi con esponenti e gruppi di spaccio nelle zone di Rozzano e in alcuni quartieri di Milano come Barona, Gratosoglio, Comasina e Quarto Oggiaro.
L’attività avrebbe operato anche a Pavia, così come in altre regioni come Campania ed Emilia Romagna, nonché in Spagna nelle città di Barcellona e Malaga. Proprio nella penisola iberica si sarebbe concentrata l’attività di due indagati, indicati dagli inquirenti come gli organizzatori delle spedizioni verso l’Italia di marijuana e hashish.
Chi acquistava la droga dall’Italia pagava il denaro mediante l’utilizzo di corriere. Già a febbraio 2020. all’interno dell’aeroporto di Bergamo (Orio al Serio), fu possibile rintracciare e sequestrare qualcosa come 53mila euro. Il denaro fu nascosto nel doppio fondo di una valigia, appartenente ad una delle indagate, che era in partenza direzione Malaga.
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