Lavoro, questione contratti: non è semplice addentrarsi in un ginepraio, il Governo prova a farlo mettendo mano ai contratti. È rivoluzione.
In principio era Bulgari, ora diventa una questione di Stato: l’argomento è sempre lo stesso. L’orario di lavoro. Si prova a sperimentare la settimana corta, meno ore settimanali a fronte di più profitto. Da 40 a 36, ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i salari, per questo Maurizio Landini prendendo esempio dal Regno Unito cerca di portare la tendenza anche in Italia.
La risposta è stata un confronto con il Governo che, per adesso, adatta lo smartworking, ma siamo ancora in stallo: il lavoro da casa presenta un vuoto normativo, non è vero che il tempo impiegato a lavorare è minore. Le aziende devono specificarlo e premere meno sulla flessibilità: alcuni datori di lavoro tendono – per deformazione professionale – a contattare il dipendente a qualunque ora.
Lavoro, nuovi contratti: incontro tra Governo e parti sociali
Deve essere messo un confine, proprio di questo si discuterà riguardo i nuovi contratti. Orari di lavoro più elastici senza avere salari al ribasso. In primis, però, occorre gestire le Partite Iva. Anche per questo urge un nuovo incontro con le parti sociali: i comparti sono pronti ad assumersi determinate responsabilità, a patto che ci sia una visione univoca.
L’appuntamento è a settembre, quando comincia una nuova stagione lavorativa. L’obiettivo è puntare all’integrazione: prendere l’estero come modello senza andare oltre con le richieste, colmando il divario fra netto e lordo a fronte delle ore di servizio. Senza contare i contributi che dovranno essere spalmati anche riguardo queste nuove forme di lavoro.
Di nuovo, in realtà, dopo la pandemia, non c’è niente. Occorre solo aggiornare la norma e i contratti: evitare vizi di forma e ritocchi per difetto sul salario. Landini cita l’esempio di Bulgari, ma la speranza è che determinati cambiamenti possano avvenire anche nel settore metalmeccanico e non solo. Il lavoro nobilita l’uomo, ma anche l’uomo nobilita il lavoro. Quest’interscambio dev’essere tradotto anche sul piano normativo.