Superbonus 2023, il provvedimento ancora oggetto di cambiamenti: le cessioni si fermano, i beneficiari si modificano. Le novità principali.
Superbonus 2023, non c’è pace. Il provvedimento avrebbe dovuto mettere d’accordo tutti, invece da quando è stato stabilito che presto andrà in pensione, sono arrivate le prime frizioni. Attriti che si sono espansi anche al di là del semplice dibattito di Governo tra maggioranza e opposizione: a tenere banco, anche fra i lavoratori, è lo stop alle cessioni.
In questo modo per accedere alle detrazioni sarà necessario avere un Irpef consistente. Tradotto significa un salto indietro di 4 anni. Tornare al 2019, secondo i calcoli, in attesa che l’iter vada scemando – cioè da novembre in poi –, esclude il 99,1% degli interessati. Nessuno, o quasi, è in queste condizioni sul piano fiscale.
Superbonus 2023, lo stop alle cessioni incide sui beneficiari: cosa cambia
Le premesse fatte dal Sole 24 Ore non sono incoraggianti: nello specifico la Legge conversione del Decreto blocca cessioni annovera la possibilità di recuperare la detrazione del Superbonus in 10 quote annuali. Condizione valevole solo ed esclusivamente per le spese sostenute nel 2022.
Questa stringente selezione taglia fuori molti contribuenti costretti a fare i conti con una realtà che non li rispecchia. Oltre al problema della rappresentanza, esiste un dilemma pratico: quanti lavori resteranno bloccati? Se lo chiedono in molti con il timore di trovare numerose incompiute, senza contare i lavoratori a casa e l’edilizia che arranca.
L’Irpef come discriminante
Il problema più grave, dati alla mano, ce l’ha chi comincia i lavori quest’anno che la detrazione potrà effettuarla – qualora rientrasse nei canoni – in 4 anni anziché 10 ma i potenziali beneficiari si riducono a chi dichiara un reddito inferiore ai 15.000 euro. Aspetto che genera un Irpef poco consistente relativamente alle spese medie dei lavoratori.
Diverso è per le piccole ristrutturazioni in un alloggio: in tal caso le detrazioni sembrano essere molto consistenti perchè la platea di beneficiari, se si parla di condomini, è allargata a ciascun proprietario. Lavori più specifici, invece, vanno a incidere sul singolo. Gli interrogativi sono ancora tanti: dilaga lo scetticismo e l’esitazione, ma la diatriba sul tema è ancora nel vivo e non possono escludersi ulteriori modifiche.