Andrea Papi è il runner ucciso dall’orsa Jj4, ma i genitori del ragazzo chiedono ancora una volta di non uccidere l’animale. Le motivazioni spiegate da mamma Franca e papà Carlo.
La morte del loro Andrea li ha inevitabilmente travolti, specialmente dopo la notizia che riguarda la causa del decesso. L’aggressione dell’orsa Jj4 è stata una conseguenza di alcuni accertamenti, poi la cattura dell’animale.
A parlare adesso di quanto accaduto è Carlo Papi, padre di Andrea, con un messaggio rivolto alle autorità competenti. Uccidere il plantigrado non sarebbe per la famiglia una soluzione, specialmente visto che “la sua morte non potrà restituire il figlio“.
Il caso
Papi ha rilasciato una intervista al quotidiano la Repubblica, ribadendo ancora una volta di non voler chiudere in questo modo una tragedia a causa della quale bisognerà fare luce. “È troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale. Noi pretendiamo che ad Andrea vengano restituite dignità e giustizia“, spiega il padre del runner ucciso.
Fatto sta che l’orsa è attualmente al Casteller, in attesa della sentenza del Tar: tutto è in programma il prossimo 11 maggio. Da un lato la richiesta di abbattimento, dall’altro l’ipotesi di una soluzione alternativa che possa evitare la morte dell’animale. Intanto il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha invece ordinato l’abbattimento di un altro orso come Mj5: nella struttura c’è anche un altro orso, identificato come M49, ancora in cerca di un rifugio.
Carlo Papi non vuole proprio saperne di questa soluzione e lo dichiara apertamente. “Qualcuno deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità della morte di Andrea. A costo di fare un passo indietro rispetto al ruolo pubblico che ricopre“, ribadisce il padre di Andrea.
“Nessuno si è ancora fatto vivo per chiederci scusa, per spiegarci le cause che hanno contribuito a creare le condizioni di questa tragedia. Confidiamo nella Procura di Trento e nei nostri avvocati: il governo attuale della Provincia, come quelli che l’hanno preceduto, hanno il dovere di chiarire, assieme allo Stato, se è stato fatto il possibile per garantire la sicurezza“, spiega Carlo Papi.
No all’abbattimento dell’animale
Il padre di Andrea Papi ha ribadito che le istituzioni non avrebbero fatto molto per spiegare alla gente come comportarsi vista l’alta presenza di orsi in zona.
L’uomo ha spiegato che non ci sarebbe stata una importante e proficua campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema, specialmente nell’ottica di presunti e possibili incontri. “Hanno lasciato tutti ignoranti e tranquilli, senza nemmeno installare i cassonetti anti-orso in tutti i paesi a rischio“.
Punto fermo sull’abbattimento di Jj4, elemento dal quale la famiglia non si discosta. Nessun passo indietro e quindi ferma volontà di non dare adito a forme di vendetta che non risolverebbero il problema e non potrebbero “portare in vita il nostro Andrea“.
“Le vendette simboliche non ci interessano, la colpa della tragedia non può essere circoscritta a un’orsa. Ucciderla non significa fare giustizia. Pretendiamo un’assunzione morale di responsabilità da parte di chi per quasi un quarto di secolo ha gestito gli orsi in Trentino, spingendo tutti nel disastro a cui assistiamo. Non ci interessano i trofei della politica: noi pretendiamo che ad Andrea venga restituita dignità e riconosciuta giustizia“, conclude.