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Cronaca

Diabolik, l’affare da 100mila euro sfumato ai Caraibi. Il rivale ultras della Roma: “So chi ha ucciso Piscitelli”

Published by
Maria Teresa Bianco

Arriva una nuova verità dal rivale ultrà di Diabolik, Fabio Gaudenzi che confessa: “Per l’affare alle Bahamas Piscitelli mi ha dato 100mila euro, ma io ho perso i soldi”.

E’ ancora tutta da verificare la confessione fatta dal rivale dell’ex capo degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli, morto in un agguato il 7 agosto del 2019. A parlare è Fabio Gaudenzi, conosciuto come ex leader di “Opposta fazione” del gruppo ultras della Roma, detto Rommel.

Diabolik, l’affare losco da 100mila euro perso ai Caraibi. La verità detta dal rivale ultrà della Roma (ansa) free.it

Quest’ultimo avrebbe parlato agli investigatori della Squadra Mobile di Roma di un progetto alle Bahamas in cui Diabolik gli avrebbe dato 100 mila euro da investire per l’acquisto di alcuni terreni nel paradiso fiscale dei Caraibi. Quei soldi, però, Gaudenzi li avrebbe reinvestiti in un’altra operazione in Africa e persi.

L’operazione losca era un traffico d’oro in Africa organizzata da Filippo Maria Macchi. Della perdita dell’ingente denaro il 51enne romano Rommel da la colpa a Macchi. Spunta, così un nuovo pezzo sulla vita dell’ex capo ultrà laziale ammazzato con un colpo alla testa mentre era seduto su una panchina del parco degli Acquedotti a Roma.

Diabolik, l’affare ai Caraibi in cui Piscitelli perse 100mila euro

A rivelare l’affare segreto non andato in porto ai Caraibi è il rivale ultrà di Diabolik, Fabio Gaudenzi, “Rommel”, ex capo di un gruppo di ultras della Roma. Sentito come persona informata sui fatti nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Diabolik già il 28 settembre del 2021 dai poliziotti della Mobile di Roma, Gaudenzi, aveva spiegato che per compensare Piscitelli di quell’investimento mai realizzato alle Bahamas per colpa sua, avrebbe regalato all’ex capo degli Irriducibili della Lazio un borsone pieno di armi.

Diabolik, l’affare losco da 100mila euro perso a causa di un traffico d’oro in Africa. La confessione di Gaudenzi (ansa) free.it

Il borsone di armi

Il carico di armi era arrivato nel borsone un giorno in un ristorante di Roma. L’ex capo della Roma ha confessato ai poliziotti che in quel borsone era contenuto, come riporta la Repubblica: “Una mitraglietta UZI, due kalashnikov AK 47, una bomba a mano e non ricordo se ci fosse un jammer”. Quel “regalo”, spiega poi Rommel, era un modo per ammorbidire Piscitelli dovendogli dare la cattiva notizia della perdita del suo denaro, ovvero che i 100mila euro destinati al progetto alle Bahamas erano stati investiti e persi per un altro progetto in Africa.

Rommel: “So chi è il mandante dell’omicidio di Piscitelli”

Fabio Gaudenzi, dopo aver rivelato tutta la verità in merito al fallimento del progetto a Fabrizio Piscitelli e consegnato il borsone, dice ai poliziotti di aver visto Diabolik “un po’ perplesso in merito alle armi ma poi, dopo aver chiesto se fossero “pulite”, ovvero se fossero già state utilizzate in qualche reato, le ha prese”.

Rommel depose la sua testimonianza nel 2021, quando era rinchiuso nel carcere di Rebibbia. Gaudenzi si fece arrestare dopo appena un mese dal delitto di Diabolik quando, il 3 settembre 2019 pubblicò un video in cui con il volto e il capo coperto da un passamontagna e con in mano una pistola diceva seduto su una sedia: “Mi sto consegnando al questore e parlerò del mandante dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli e di tanto altro ancora. Questa è la mafia vera”.

Fabio aveva anche confessato agli investigatori alcune dinamiche che Massimo Carminati voleva evitare fossero applicate come fece, invece, Diabolik in alcune zone di Roma. Come riporta la Repubblica, l’ex capo ultrà romano disse: “Dal 1992 appartengo a un gruppo elitario di estrema destra denominato “I fascisti di Roma nord” con a capo Massimo Carminati. Lui voleva evitare che il quartiere di Ponte Milvio diventasse un luogo di vendita al dettaglio di droga. Carminati voleva anche che non avvenissero richieste di “pizzo” o che i commercianti fossero costretti ad installare le slot-machine.”Secondo Gaudenzi i divieti imposti da Carminati erano finalizzati a lasciare la Polizia fuori dal quartiere. “Ma poi, Piscitelli e gli albanesi si sono presentati a Ponte Milvio, facendo della zona il loro quartier generale. E tutto è precipitato”. 

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