La nuova bozza del Decreto Lavoro prevede l’ipotesi di allungare fino al 2025 la possibilità di andare in pensione dopo aver raggiunto un accordo con l’azienda: non si tratta dell’unica novità.
L’ipotesi di allungare fino al termine del 2025 la possibilità di lasciare il lavoro diventa sempre più concreta e risulta proprio fra i punti della bozza del Decreto Lavoro. Non si tratta dell’unica possibilità visto che la questione pensione potrebbe dare vita all’apertura di tre finestre per accedere all’Ape Sociale.
In questo caso, infatti, è prevista una misura di prepensionamento per coloro i quali fanno dei lavori usuranti. Non si tratta in ogni caso dell’unica novità annunciata e che potrebbe diventare realtà, passando dalla bozza a vera e propria legge.
Le altre novità
I nuovi elementi non finiscono qui però perché si potrebbe uscire dal lavoro, fino ad un massimo di cinque anni prima, al raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione tanto attesa. Si tratta di una proroga del contratto di espansione che varrà per lavoratrici e lavoratori più anziani.
Grazie a questo accordo, infatti, si potrebbe garantire una indennità al lavoratore, almeno fino al raggiungimento effettivo della pensione, utilizzato dalle aziende mediante accordo con i sindacati: elemento cruciale è la volontà di assumere giovani lavoratori. La proroga dei contratti di espansione prevede tale sperimentazione fino al 2025.
Il contratto di espansione è una misura sperimentata nel biennio 2019-2020, successivamente estesa fino al 2023, mediante la legge di bilancio 2022. Di fatto è stata ampliata questa possibilità anche alle aziende più piccole.
Inizialmente dava la possibilità alle imprese con oltre mille dipendenti di stipulare contratto di espansione con Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sindacati più rappresentativi o con le rappresentanze delle aziende. Ciò valeva inizialmente per le imprese con oltre mille dipendenti, nello specifico riorganizzazione dei processi aziendali e percorsi di nuova industrializzazione.
La riforma degli ammortizzatori ha di fatto abbassato il limite ad almeno 50 dipendenti. Nella bozza del Decreto Lavoro ci sono anche altri provvedimenti che riguardano il Reddito di cittadinanza e anche i contributi per colf e badanti.
La bozza Decreto Lavoro
Nella bozza del Decreto Lavoro è prevista quindi la proroga di questa sperimentazione che si protrarrà dal 2023 a fine 2025. Sarà possibile inoltre offrire più tempo alle grandi imprese per riorganizzarsi in seguito ai programmi di turnover.
Per le imprese con oltre mille dipendenti, che abbiano stipulato contratto di espansione entro la fine del 2022 (seppur non ancora concluso), sarà così possibile rimettere mano ai piani. Bisognerà di fatto “rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico entro un arco temporale di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione“.
Ovviamente a cambiare saranno anche i costi per il datore di lavoro che arriverà alla pensione al termine del cosiddetto scivolo. In caso di vecchiaia, infatti, il datore di lavoro pagherà l’indennità mensile tramite l’INPS, alleggerita dal valore della Naspi che spetterebbe in ogni caso allo stesso lavoratore. In caso di pensione anticipata, invece, la contribuzione andrà versata.
Si tratta di un messaggio che prevede un ingresso ogni tre pensionamenti. Qualora non sia possibile accedere alla forma di prepensionamento, i lavoratori potranno entrare in uno schema di riduzione dell’orario di lavoro fino ad un massimo del 30%. Sarà in questo caso possibile un ammortizzatore sociale per la durata massima di 18 mesi, anche non consecutivi.