L’autopsia sul corpo di Andrea Papi conferma quello che già era nell’aria: il giovane runner è morto a causa dell’aggressione di un orso. La famiglia denuncia lo Stato. Le polemiche delle associazioni animaliste.
La mortale aggressione che ha colpito il giovane Andrea Papi, runner di 26 anni, nei boschi a Caldes ha sconvolto l’opinione pubblica generale e suscitato diverse polemiche riguardo la reintroduzione degli orsi nella Provincia autonoma di Trento. La reazione della famiglia Papi dopo l’esito dell’autopsia sul cadavere di Andrea ha acceso ancora di più la rabbia.
Così i genitori del giovane runner di 26 anni morto a causa dell’attacco del grande animale in Trentino hanno annunciato l’intenzione di denunciare non solo la Provincia autonoma di Trento ma anche lo Stato. A darne notizia è il giornale locale, T quotidiano, citando la mamma del 26enne che già ieri aveva puntato il dito sulle istituzioni: “Volevano il morto, ora ce l’hanno”.
La famiglia di Andrea Papi avrebbe già contattato degli avvocati per perorare la causa. Non è la prima volta che in quella zona boschiva succedono episodi del genere. Prima dell’attacco mortale al runner, un altro uomo era stato vittima dell’aggressione di un grande animale. Ferito mentre passeggiava con il suo cane tra i boschi. A distanza di pochi giorni un secondo e fatale attacco.
L’obiettivo legale della famiglia Papi è contestare le modalità con cui è stato messo in campo il progetto Life Ursus, iniziato nel 1996 e finanziato dall’Unione Europea, avvenuto senza alcun referendum consultivo tra gli abitanti della zona. La famiglia Papi è ancora più adirata per la morte del loro figlio dopo che i risultati dell’autopsia hanno confermato la causa del decesso: ovvero morte sopraggiunta per ferite inferte da un grande animale. Ora si dovrà solo aspettare l’esito del test del Dna effettuato sulle ferite riportate sul runner che dovrebbe consentire di identificare l’orso nei prossimi giorni.
Dopo i due recenti fatti di cronaca avvenuti nella provincia di Trento a distanza di poco tempo, il presidente della stessa, Maurizio Fugatti, ha firmato un’ordinanza contingibile e urgente per l’abbattimento dell’animale responsabile dell’attacco mortale all’uomo. Inoltre, ha dichiarato che chiederà a Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) di procedere all’uccisione di tre esemplari di orsi ritenuti pericolosi: Mj5, Jj4 e M62. Alla base della richiesta c’è il cambiamento del modello di gestione degli animali in Trentino.
A seguito della dichiarazione del presidente Fugatti di abbattere gli animali selvatici, le associazioni animaliste si oppongono con fermezza: “L’orso in 18 anni di vita non è mai stato aggressivo e non spetta alla provincia questa decisione”. Legambiente dal canto suo sostiene: “La condanna a morte di un orso rappresenta sempre una sconfitta per l’uomo e per il lavoro di gestione e tutela che viene messo in campo. Per affrontare le problematiche di specie emblematiche serve un nuovo patto tra comunità locali e aree protette”.
Al Corriere della Sera, Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente ha giudicato illegittima la decisione della provincia autonoma di Trento di abbattere gli orsi. “Non spetta alla provincia decidere che tipo di intervento mettere in campo tanto meno quello di condannare a morte un orso. Tale decisione non spetta alla Provincia autonoma di Trento, bensì all’Ispra che deve esprimere un parere nel merito, poi la decisione finale la prenderà il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo Fugatti lo sa bene, eppure ancora una volta prende decisioni che non li competono” conclude.
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