Alfredo Cospito ha deciso di intraprendere lo sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre: ora arriva la scelta di ridurre tale regime. Cosa ha fatto l’anarchico al 41-bis e perché ha interrotto, seppur non totalmente, quanto deciso oltre cinque mesi fa.
L’esponente della Fai, Federazione anarchica informale, ha deciso di assumere nuovamente gli alimenti, seppur in maniera graduale, iniziando da bustine di parmigiano e altri cibi.
Non ci sarebbero soltanto gli integratori assunti da Alfredo Cospito, ora spazio anche ad altri alimenti dopo il prolungato sciopero della fame iniziato lo scorso 20 ottobre per opporsi al regime di 41-bis.
Cosa ha deciso Cospito
Alfredo Cospito è attualmente ricoverato nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano. Le sue condizioni di salute, causate molto probabilmente dal digiuno prolungato, hanno provocato la necessità di monitorare la situazione ed evitare nuovi malori. L’anarchico ha già da tempo iniziato ad assumere tè con limone, caffè d’orzo, multivitaminici e latte, senza dimenticare sale e acqua con zucchero.
Intanto i difensori dell’anarchico al carcere duro hanno ricevuto durante gli scorsi giorni il rigetto delle istanze, presentate rispettivamente ai tribunali di Milano e Sassari, in merito alla richiesta di differire la pena. La difesa dell’uomo ha anche chiesto la detenzione domiciliare, proprio nell’abitazione di una delle sorelle.
Sta di fatto che gli avocati hanno già annunciato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. C’è attesa nel frattempo per l’udienza della Consulta che si terrà il prossimo 18 aprile. In quel caso, infatti, la Corte Costituzionale dovrà decedere se ritenere legittima la norma che impedisce sconti per il reato di strage politica, pur mostrando la presenza di una forma aggravata di recidiva.
Cospito sta scontando una pena per l’attentato all’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, gambizzato il 7 maggio 2012. A suo carico c’è anche l’accusa sull’attentato fallito contro la scuola allievi Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, avvenuto nel 2006. In quella circostanza esplosero due ordigni senza causare feriti.
La Corte di Cassazione ha intanto annullato con rinvio la condanna a 20 anni, così come disposto proprio dalla Corte di Assise d’Appello di Torino. In questo caso è stato riqualificato il reato di strage con quello di strage contro la sicurezza dello Stato. Per quest’ultimo è prevista la pena all’ergastolo.