Bruce Willis è malato: la demenza frontotemporale gli impedisce di vivere autonomamente come prima. In Italia scatta la pensione.
Bruce Willis si è ritirato dalle scene. Ora fa altro: lotta, cerca di ricordare e vivere al meglio la vita che gli resta. L’attore non sta per morire, ma inevitabilmente sta perdendo colpi: la causa di tutto si chiama demenza frontotemporale. Colpisce la sfera dei ricordi. Quella parte cerebrale che inevitabilmente immagazzina il vissuto.
Non sapeva di averla l’attore, è iniziato tutto con un’afasia che gli ha impedito di proseguire la carriera artistica. Poi si è andati oltre. La mancata capacità di associare i volti alle persone, poi la perdita di memoria. Un’escalation di cose che hanno portato alla seguente diagnosi. Non c’è più niente da fare. Demi Moore – ex moglie dell’attore – ha parlato chiaro: è una malattia in aumento.
Bruce Willis, la sua malattia fa Giurisprudenza
Se ne stanno accorgendo anche in Italia: nello Stivale sempre maggiori sono le diagnosi di demenza frontotemporale. Il male dei tempi moderni intaccherà la sfera mentale anziché fisica: le nuove forme di invalidità con cui confrontarsi saranno quasi tutte di matrice mnemonica. Allora tanto vale correre ai ripari: l’INPS ha riconosciuto la malattia come invalidante.
Pertanto si ha diritto a una pensione. L’invalidità – esclusa dall’accompagno perchè non è un impedimento motorio – corrisponde a circa 650 euro mensili. Se ci fosse stata anche la possibilità di accompagnamento, si arrivava a toccare quasi 900 euro. Un patrimonio non da poco. A Bruce Willis non fa differenza, ma alle persone comuni sì.
Quanto vale in termini di pensione
L’attore ha maturato una cospicua pensione già di suo, non tutti possono dire lo stesso. In particolare in Italia. Per vedere riconosciuta l’invalidità civile, è necessaria la visita di un fisiatra che attesti la condizione. Accompagnato dal consulto di un neurologo. Successivamente si consegnano i moduli all’INPS e cominciano le procedure di retribuzione: si tratta del 100% di invalidità, quindi il massimo riconoscimento.
Magra consolazione a fronte delle spese necessarie da fare, ma è un primo passo. L’attore americano ha creato un precedente, anche se avrebbe preferito evitare. In Italia un destino simile – restando nel mondo dell’arte – l’ha avuto Luciano De Crescenzo: la sua era protopagnosia.
Patologia raccontata anche da Caparezza in una sua canzone. Stavolta l’armonia ha lasciato il posto alla concretezza. Prendersi cura passa anche dal sentirsi – in qualche maniera – rappresentati: Bruce Willis – con il suo esempio – ha colmato un vuoto normativo senza precedenti.