La città di Roma è avvolta da qualche tempo da agguati e omicidi che preoccupano: in pochi mesi scia di sangue in diversi quartieri. Dall’agguato ai danni di Luigi Finizio a quello di Andrea Fiore.
I magistrati della Direzione distrettuale antimafia stanno indagando e adesso avrebbero scoperto un covo nel quale i killer avrebbero nascosto le armi utilizzate per omicidi, minacce, guerra fra clan per spaccio di droga e altri agguati. Rinvenute dieci pistole, un fucile e una mitragliatrice nell’arsenale trovato a Roma in zona Pietralata.
Gli investigatori credono che alcune di queste possano essere collegate agli agguati che hanno ucciso Luigi Finizio e Andrea Fiore. Il primo è morto lo scorso 13 marzo, il secondo fra domenica 26 e lunedì 27 marzo 2023.
La scoperta
Le armi clandestine rinvenute, alcune delle quali con matrice abrasa, potrebbero essere bottino di rapine e furti. Intanto l’inquilino dello stabile è stato arrestato, ritenendolo il custode dell’arsenale: si tratta di un uomo di 50 anni legato a diverse bande criminali dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti.
A far scoprire tutto potrebbe essere stato Daniele Viti, 43enne originario di Veroli (Frosinone), arrestato di recente dopo il delitto Fiore. Nel suo appartamento sarebbero stati scoperti circa quattro chilogrammi di cocaina, dopo l’interrogatorio avrebbe indicato molto probabilmente l’indirizzo del covo. L’accusa nei suoi confronti è di concorso in omicidio dopo quanto accaduto ad Andrea Fiore.
Sul luogo del ritrovamento al lavoro il personale della Polizia Scientifica per effettuare gli accertamenti di natura balistica. L’obiettivo è verificare se armi e munizioni siano state effettivamente utilizzate per compiere delitti. Confronti inevitabili con i bossoli trovati, magari nella speranza di risolvere più di qualche dubbio. L’appartamento perquisito si trova vicino casa di Fabrizio Fabietti, bracco destro di Fabrizio Piscitelli (Diabolik), ex capo della Curva Nord della Lazio ucciso il 7 febbraio 2019 con un colpo alla testa.
Ancora tanti davvi da chiarire anche su questo delitto, ma le ipotesi iniziano a diventare concrete. Gli inquirenti credono adesso che la guerra fra bande sia ripartita più violenta che mai. “L’esecuzione di Diabolik ha rappresentato una sorta di spartiacque“, si legge nelle carte. Quella cosiddetta pax mafiosa non c’è più, ora è tempo di spargimenti di sangue e suddivisione della città in aree di competenze per lo spaccio di droga.