PNRR, l’Italia non ce la fa. Il Paese è in ritardo sulla tabella di marcia: 19 miliardi a rischio nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, la priorità dell’Italia è riuscire a portarlo a termine. La clessidra scorre e per avere i fondi garantiti dall’Europa (19 miliardi di investimenti nella terza tranche) occorre portare avanti alcune riforme. I tempi sono già stati stabiliti, ma il Belpaese è rimasto indietro: significa che dovrà fare come quegli allievi che si sono impegnati ma non ce l’hanno fatta.
Chiarire, serrare i ranghi e cercare di rientrare il più possibile per evitare uno sfacelo. Giorgia Meloni avrebbe detto che per questo Governo sarebbe stata una tempesta: lo sapevano tutti che le variabili in ballo erano molte, quello che non è noto – fra un’emergenza e l’altra – è in che modo s’intende porre rimedio a queste fratture. Se non altro, il disegno della situazione italiana è abbastanza chiaro: manca qualcosa affinché l’Italia dimostri all’Europa – in grado di sovvenzionare – di potercela fare nonostante tutto.
PNRR, l’Italia arranca: cosa manca per avere gli investimenti europei
Nello specifico mancano tre diverse misure e lo Stivale chiede a Bruxelles di spostare alcune spese dal 2026 al 2029. Secondo quanto riporta La Stampa, le previsioni in tal senso sono buie: si ipotizza – in maniera anche provocatoria – che il Governo possa indire una conferenza stampa per comunicare la volontà di dilazionare i tempi e il volume di investimenti. Di 209 miliardi è possibile – in questo momento – utilizzarne forse 100.
Il punto, tuttavia, non sarebbe neanche meramente economico: ottenere la terza e la quarta tranche di denaro a disposizione significa anche fare dei piani urbani integrati all’interno di due progetti. Il primo riguarda le concessioni aeroportuali, mentre il secondo ha a che fare con la riqualificazione di determinate aree territoriali: lo stadio di Firenze e la creazione del Bosco dello Sport a Venezia. Rispetto, inoltre, ai 50 obiettivi preposti l’Italia è riuscita a metterne in atto appena 10.
Il Decreto concorrenza come segnale
Il Governo, attualmente, lavora alla messa in opera del Decreto Concorrenza saltato in precedenza per via delle elezioni. Diverse iniziative ancora da realizzare, sia in fatto ambientale che sul piano strutturale, una volontà che deve coincidere con i propositi se l’intenzione è quella di non perdere i prossimi innesti europei.
Aiuti che dovrebbero servire a rialzare l’economia del Paese facendo anche spazio a un nuovo tipo di manodopera. Conta far girare l’economia, ma soprattutto non rivoltare l’Europa: se la Commissione Europea si mette di traverso, la ripresa economica resterà una chimera. Più di quanto, probabilmente, già non lo fosse in base a possibilità e aspettative.