Superbonus, addio allo spalma crediti in tre anni. La possibilità di dilazionare i crediti relativi alle opere in corso finisce in soffitta.
Superbonus, tiene ancora banco la diatriba al Governo. Il provvedimento va verso una proroga da giugno a settembre. Si strizza l’occhio non solo a chi ha inviato la CILA in tempo per i lavori in essere, ma anche per coloro che erano in procinto di iniziare e si sarebbero visti togliere ogni tipo di agevolazione.
I tre miliardi in meno, rispetto agli 8 dello scorso anno, dovevano essere un incentivo per il futuro. Questo risparmio, però, sembra dividere le forze di opposizione perchè sebbene la tesi di Giorgetti abbia un senso, c’è ugualmente maretta sulla posizione dei meno abbienti. Non solo non vengono aiutati, ma rischiano anche di non avere la possibilità di spalmare i propri crediti nell’arco di tre anni.
Periodo standard che avrebbe permesso una dilazione necessaria per le spese in essere rispetto ai lavori in corso. Continua, invece, la diatriba con i sindacati: “Occorrono certezze e l’abolizione del Superbonus non ne garantisce. Anzi aumenta le criticità rispetto a qualcosa che poteva servire come tutela”.
Insomma dalle sigle di categoria emerge un altolà: se un provvedimento va in soffitta, servono delle alternative che per il momento non ci sono. Per questo Landini – leader della CIGL – parla di sciopero congiunto. Più prudenti sono CISL e UIL che comunque intendono trovare la quadra perché le politiche della Meloni non soddisfano le sigle.
Aspettano invece i cittadini che restano divisi anche sull’erogazione del Reddito di Cittadinanza. MIA, la novità proposta dalla maggioranza, rischia di tenere fuori più di 200mila famiglie. Le stime parlano di 260mila nuclei espropriati di un aiuto fondamentale, i meno abbienti sono in crescita, ma la distinzione è tra occupabili e non.
C’è qualcosa che va rivisto e in fretta: l’agenda del Presidente del Consiglio è fitta, ma i prossimi giorni saranno fondamentali per prendere le misure e valutare fin dove spingersi nello scontro. Il vero problema è nelle strade, prima che sui banchi della politica: lo scontro dialettico deve trasformarsi in propositi rispetto alle necessità.
Questo step è il prossimo sulla lista delle priorità: gli appunti di Giorgia, per citare i fondamentali, si arricchiscono di un nuovo memorandum. I tempi sono stretti, il confronto non è da meno: gli equilibri di Governo passano tra necessità e virtù con la prima necessariamente in vantaggio sulla seconda.
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