Parte il processo contro Alessia Pifferi, donna accusa di aver ucciso sua figlia Diana di soli 18 mesi: la sorella della donna in carcere chiede giustizia per la piccolina. La zia della bambina presente in Aula con una maglia dedicata alla bimba morta di stenti.
Alessia Pifferi è la donna accusata di aver abbandonato la figlia a luglio 2022 in casa, per un totale di sei giorni, nel quartere Ponte Lambro di Milano. La piccola è deceduta a causa degli stenti.
Partito il processo con la prima udienza che vede la donna difendersi dalle accuse di omicidio volontario aggravato con l’aggravante della premeditazione.
Sul caso è intervenuto anche Viviana Pifferi, sorella di Alessia, zia della bimba morta di stenti in un appartamento della città meneghina. “Diana era la bimba più bella del mondo, non si meritava tutto questo, lei deve pagare per ciò che ha fatto“, ha chiesto la zia della piccola deceduta a Milano.
“Aveva il diritto di vivere“, ribadisce a più riprese la donna parlando con gli organi d’informazione della sua nipotina Diana. Proprio la sorella dell’imputata si è presentata in aula, presso la Corte d’Assise di Milano, con una maglietta e la stampa della foto della nipote. Lei e sua madre Maria Assandri sono parte civile nel processo contro Alessia Pifferi.
L’istanza del nuovo avvocato della 37enne, il terzo da quando è scoppiato il caso, ha portato al rinvio del processo: la prossima udienza si terrà l’8 maggio 2023. L’avvocato Alessia Pontenani ha chiesto maggiore tempo, così da preparare la strategia difensiva, specialmente vista “la delicatezza del procedimento“. Oltre alle accuse di omicidio e l’aggravante della premeditazione, infatti, a carico di Alessia Pifferi ci sarebbero anche motivi futili e abietti.
Diana è stata lasciata “priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza peraltro generi alimentari sufficienti e in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legate alle alte temperature del periodo“, si legge nelle carte dei pm che parlano dei capi d’imputazione.
La 37enne rischia la condanna all’ergastolo, ma la difesa potrebbe decidere di valutare un eventuale vizio di mente al momento dell’episodio, procedendo con l’istanza di perizia psichiatrica. Il processo potrebbe iniziare “fra metà giugno e prima metà di luglio“, concludendosi prima della fine dell’estate, cioè massimo a settembre 2023. A ribadirlo è il presidente della Corte.
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