La morte di Alessia Ferrante è avvolta ancora nel mistero. L’influencer è deceduta a 37 dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione alle cosce. Il chirurgo che la operò si difende dalle accuse
Era il 10 aprile del 2020 quando l’influencer Alessia Ferrante è morta sotto ai ferri. Si stava sottoponendo a un intervento di chirurgia estetica, una liposuzione alle cosce, quando andò in arresto cardiaco.
La donna, che all’epoca vantava un seguito di oltre 100mila follower su Instagram, secondo l’autopsia svolta sul corpo, andò in arresto cardiaco a causa di un sovradosaggio di anestetici.
Il dottor Francesco Reho, chirurgo plastico che operò la 37enne è stato rinviato a giudizio. Ma i suoi legali, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Italia Mendicini, hanno affermato al Corriere della Sera che: “gli esami clinici svolti dai consulenti del pubblico ministero hanno accertato che il tutto si è verificato nell’ambito di un utilizzo cronico di cocaina verosimilmente alla simultanea assunzione di alcol da parte della paziente, elemento ad avviso della difesa assai rilevante per come poi gli eventi si sono drammaticamente evoluti”.
Morte Alessia Ferrante: la difesa del chirurgo plastico che operò l’influencer
Il processo per la morte dell’influencer 37enne Alessia Ferrante è previsto nel giugno del 2024, davanti al Tribunale di Bari. Nel frattempo i legali del chirurgo che operò nel 2020 la donna, morta durante la liposuzione alle cosce, hanno dichiarato: “Il dottor Francesco Reho, sin dal principio, ha osservato, per rispetto di chi non c’è più un pacato e liturgico silenzio”.
“Ma evidentemente questo non è bastato a far rispettare un analogo comportamento in attesa delle statuizioni dei giudici. Il contraddittorio fra le parti consentirà di valutare le cause di quanto accaduto e il grado di attenzione posto in essere dal professionista”.
Secondo il difensore della famiglia Ferrante, l’avvocato Luigi Della Sella, ha detto, come riporta Leggo che la precisazione avanzata dei difensori del dottor Reho non toglierebbe comunque nulla agli elementi che hanno indotto il gup del Tribunale di Bari a disporre il rinvio a giudizio del medico. Secondo quanto riporta l’avvocato Della Sella: “Le perizie hanno rilevato che non è stato l’uso di cocaina o alcol a determinare il decesso della donna, ma l’eccesso di anestetico”.