Nell’indagine della DIA “Mafia e appalti” rientra anche l’imprenditore siciliano Giuseppe Li Pera. Confiscati al 73enne beni per un valore di 9,5 milioni di euro
Giuseppe Li Pera è originario di Polizzi Generosa, piccolo comune in provincia di Palermo è stato scoperto dalla Direzione Investigativa Antimafia la quale, su disposizione del tribunale di Caltanissetta, ha confiscato beni per oltre 9,5 milioni di euro.
L’imprenditore 73enne coinvolto nella storica inchiesta “Mafia e appalti” sorta negli anni ’90, avrebbe intrattenuto rapporti d’affari con numerosi esponenti di Cosa nostra. Tra i beni sequestrati risultano società, quote di partecipazioni in società di capitali, automobili, rapporti con banche e immobili di lusso.
Le indagini portate avanti dal Centro operativo di Caltanissetta hanno accertato che Li Pera è una figura con una pericolosità sociale elevata. Questo “potere” è dipeso negli anni dalla sua ascesa imprenditoriale ed economica all’ombra del mondo della criminalità organizzata.
Gli uomini della Dia sostengono che l’imprenditore Giuseppe Li Pera divenne sempre più di rilievo alla fine degli anni ’80 quando, dipendente di una società del nord Italia attiva negli appalti pubblici, l’uomo inizia ad accumulare vantaggi illeciti dalla gestione degli appalti in Sicilia, traendone, per suo tornaconto personale, anche un arricchimento importante.
La sua ascesa imprenditoriale venne definitivamente consacrata dopo il 2001, anno in cui il 73enne accumulò numerose società intestate a prestanome. Le società operavano nei settori dei parchi eolici nelle province di Catania, Messina e Trapani. L’imprenditore aveva le mani in pasto anche nell’edilizia privata residenziale, realizzando, nel tempo, numerosi appartamenti e locali commerciali in provincia di Caltanissetta e perfino un parco acquatico, diverse strutture di ristorazione e lussuosi residence sorti lungo il litorale tirrenico a est di Palermo.
Le indagini della Dia hanno accertato anche come Li Pera, come riporta PalermoToday: “in oltre trent’anni di attività imprenditoriale, abbia intrattenuto rapporti d’affari, senza soluzione di continuità, con mafiosi del calibro di Antonino e Giovanni Buscemi, Giovanni Brusca, Angelo Brusca, Mario Giuseppe Scinardo, Calogero Pulci, e con il noto imprenditore siciliano Pietro Di Vincenzo, destinatario di una delle più ingenti confische per mafia”. I beni confiscati (parte di un impero patrimoniale personale accumulato in 30 anni di attività illecite molto più ampio) riguardano 3 società, quote di partecipazioni in 5 società, 7 immobili, 4 autoveicoli e 22 rapporti bancari.
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