Daniele Scardina prosegue la sua battaglia per svegliarsi dal coma. Il nuovo bollettino medico dà segni incoraggianti: le novità.
Il bollettino rallenta. Questa è la prima buona notizia. Daniele Scardina, a 15 giorni dal ricovero in seguito al malore che lo ha colpito lo scorso 28 febbraio, continua a lottare per uscire dal coma. Una carriera in ascesa, con i guantoni indosso, sempre sul ring. Doveva tornarci a fine marzo per combattere nei Medio Massimi e sperare nell’ulteriore salto di qualità.
Il salto – sulla sedia – invece l’hanno fatto i suoi parenti quando hanno dovuto raccogliere in fretta e furia le sue cose e recarsi all’ospedale Humanitas di Milano. Subito dopo un intervento alla testa perfettamente riuscito, poi il nulla. L’attesa per capire, sperare e non arrendersi.
Scardina respira da solo: i prossimi passi da compiere
Il manager che rassicura tutti: “Il malore non è dipeso dall’allenamento”, non ha ricevuto colpi proibiti che hanno indotto il malore. Si pensa più a una cosa pregressa. Anche se a dirla tutta nessuno pensa troppo se non a un aspetto: quante speranze ci sono. Le possibilità restano molte, ma la prognosi è riservata.
L’encefalogramma migliora, una certezza utile fino a ieri. Oggi la svolta: Scardina respira da solo. Quindi non c’è bisogno di insistere con i bollettini. Ci saranno non appena le novità torneranno ad essere significative. Resta da capire l’entità dei danni neurologici. I fan pregano – dato che lui è molto credente – e sperano.
Diminuiscono i bollettini: come sta il pugile
Le uniche cose da fare in casi come questo, ma stavolta c’è una motivazione in più. Sapere che Daniele ce la può fare. Il pugile respira autonomamente: il primo passo verso un nuovo capitolo della storia. L’ultima volta l’abbiamo visto a terra, presto potrebbe rialzarsi. Magari a fatica, ma il sacrificio non ha mai spaventato i campioni. Scardina in questo non fa eccezione.
Anzi: conferma la regola che niente è perduto finché la speranza e il calore hanno la meglio. I fan ora attendono solo di poter sapere e capire quando tornare a fargli il coro. L’incitamento, a bassa voce, non è mai mancato. Ora, però, bisogna tornare a urlare di gioia.