Il talento, la volontà, l’abnegazione. Poi la malattia: il mondo caduto addosso. Sembrava finita, poi la bella iniziativa del club.
Giocare a calcio è possibile, anche sognare un futuro migliore. Per alcuni le due cose coincidono, ma solo alla luce di una terza inevitabile variabile. Quella del talento. Sembra ce l’abbiano tutti, ma solo in pochi è cristallino. Fare il calciatore, o la calciatrice, è come fare l’astronauta: lo vogliono fare tutti, ma pochi ce la fanno davvero. La differenza tra sogno e realtà si chiama capacità.
Non tutti l’hanno, ma basta davvero poco a rendersene conto. Sia in un senso che nell’altro. È successo anche nel caso di Deborah Salvatori Rinaldi, attaccante della Ternana Femminile. Mai arrendevole e sempre pronta a fare la differenza. In campo e fuori. Donna spogliatoio ed esempio per chi ricerca nel professionismo del calcio femminile una via d’uscita dai pregiudizi.
L’Italia è arrivata tardi su questo, ma la donna ha bruciato le tappe: un cammino encomiabile il suo che l’ha portata sino a Terni. Una realtà che identifica come una famiglia e non sbaglia: proprio la squadra le è stata accanto nel momento più difficile. La diagnosi di un tumore. Ti cade il mondo addosso. Sembra tutto finto, che non sia successo a te. Lo senti dire agli altri, mettendo un po’ di distanza, ma quella storia – ora – è la tua e devi combattere tu.
Dopo aver visto certe scene soltanto alla tv nei medical drama. Questo non è Grey’s Anatomy, uno dei suoi passatempi preferiti è vederlo davanti alla televisione per rilassarsi, ma vita vera. Dove conta un unico ciak. Così la donna ha parlato alla società e gli ha detto che doveva ritirarsi, ma il club per tutta risposta gli rinnova il contratto.
Un gesto nobile, ma dovrebbe esser prassi. Non nel senso di obbligo, ma in fatto di comprensione: tendere una mano nel momento più duro. La malattia di Deborah Salvatori Rinaldi è sfociata nella parte interna dei seni paranasali. L’intervento è riuscito perfettamente.
Ora comincia il dopo: un secondo tempo da vivere insieme alla Ternana, quella famiglia che ha trovato sul campo. La fine non è ancora arrivata. L’arbitro ha il fischietto in bocca, contano i minuti di recupero. Istanti immensi dove Deborah deve dare il tutto per tutto, in attesa di tornare sul campo – quello vero – che fa dimenticare ogni problema. Con la consapevolezza che uniti si vince, davvero.
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