Naufragio di Cutro, continuano gli accertamenti per capire cosa sia successo nel corso della tragedia di settimane fa: i regolamenti.
Il 26 febbraio scorso, il tempo – a Cutro – idealmente si è fermato. 79 morti per cercare una nuova speranza. Questo succede a chi viaggia per mare, senza alcuna possibilità. Alternativa. Questo succede ai migranti quando un possibile salvataggio diventa una tragedia. Da due settimane ci si interroga ponendo sempre la stessa domanda: “Si poteva evitare?”.
Le risposte concrete ancora mancano, prova a darle – fra le polemiche – il Capo del Governo Giorgia Meloni nell’ormai noto Cdm di Cutro. Oltre al danno la beffa. Invece di calmare le acque, per restare in tema, le proteste sono cresciute esponenzialmente. Cittadinanza in rivolta per la gestione dei flussi.
Cutro, la verità nelle carte: cos’è successo la notte del naufragio
Il decreto in questione non convince, ma nelle ultime ore emerge un ulteriore dettaglio che lascia aperte altrettante questioni. La Guardia Costiera non sarebbe intervenuta a tempo debito: il motivo si troverebbe negli incartamenti. Documenti che giustificherebbero la condotta adoperata nel crotonese, a renderlo noto il Comandante della capitaneria di Crotone Vittorio Aloi che dimostrerebbe, con l’aiuto dei carteggi, quanto sia effettivamente stato rispettato un protocollo vigente dal 2005.
Il Premier allora era Berlusconi, il Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Tali direttive, però, non sarebbero mai state applicate alla lettera sino al 2018: si considerava evento Sar qualsiasi imbarcazione di migranti. L’impegno nel salvataggio era costante. Gli incartamenti mostrano come le cose siano cambiate a partire dal 2019, quando agli Interni c’era Salvini.
Come cambiano le disposizioni con Salvini agli Interni
L’attuale Ministro dei Trasporti chiederebbe ai vertici delle Forze dell’Ordine di “attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale“. Protocollo rispettato alla lettera, cioè mettere in mano la questione Cutro alla Guardia di Finanza. Anziché alla Guardia Costiera.
Obbligata a entrare in scena solo nell’eventualità in cui si apra un evento Sar: ovvero di “ricerca e soccorso” oppure “ricerca e salvataggio”. Operazioni di soccorso con mezzi navali o aerei in condizioni meteomarine critiche. Nella notte tra il 25 e 26 febbraio a Cutro sarebbero state ravvisate “buone condizioni di navigabilità”. Per questo la Guardia Costiera avrebbe desistito. Una matassa sempre più intricata che vede coinvolte diverse figure istituzionali tra passato e presente, mentre il futuro – con 79 vite sulla coscienza – rimane sempre più un interrogativo.