Abrahman Rhasi è l’aggressore che ha creato il panico vicino la stazione Centrale a Milano: le sue parole non convincono gli investigatori. Al centro dell’interrogatorio l’analisi di quanto accaduto.
Rhasi è il ragazzo di 23 anni attualmente rinchiuso nel carcere di San Vittore. Il cittadino marocchino ha ribadito di non aver alcun ricordo, in merito alle aggressioni contro almeno sei persone. Avrebbe dichiarato di essere sotto l’effetto di alcol, ribadendo anche di aver assunto cinque pastiglie di Rivotril.
Ribadisce di ricordarsi solo alcuni aspetti, riguardanti il periodo precedente alle aggressioni armate, poi il nulla. Nel ricordo di quanto avvenuto a via Gluck, nel sottopasso Mortirolo, in via Sammartini e neanche in viale Brianza, così come quello in viale Andrea Doria.
La sua versione dei fatti
Abrahman Rasi ha confermato di essere entrato in un bar per compare da bere, poi aver preso le pasticche a base di benzodiazepine, poi non ricorderebbe più nulla. Nessun commento sulle rapine effettuate nel giro di pochissimo tempo nella varie vie vicine alla stazione Centrale, a Milano. Sei le persone ferite con un coltello a distanza di circa 500 metri percorsi. A ribadire quanto dichiarato è stato l’avvocato Nicola D’Amore.
Il gip Lidia Castellucci lo ha ascoltato e lui ha risposto in arabo (ovviamente presente in questi casi un traduttore), fornendo la propria versione durante l’interrogatorio tenuto lo scorso mercoledì 8 marzo. “Io non mi ricordo nulla. È possibile che sia stato io, non lo so, non ricordo, avevo assunto tanto alcol e droga“, ha spiegato Rasi. Avrebbe acquistato “da un tunisino” due euro a compresse in zona piazza Duca d’Aosta. “Da quando sono arrivato in Italia faccio uso di hashish, eroina, pasticche“, ha ribadito davanti al giudice. La conferma di quanto ribadito si conoscerà dopo le analisi tossicologiche.
Il 23enne ha spiegato di aver lasciato in Marocco madre e sorelle, ribadendo di vivere attualmente per strada. Non si sa da quanto vivrebbe per strada. Ribadisce di farlo da oltre un mese, ma potrebbero essere più dei 40 giorni indicati dal cittadino marocchino accusato di aver ferito sei persone con un coltellino.
La richiesta dell’avvocato
Il legale Nicola D’Amore dovrebbe chiedere la valutazione della capacità di intendere e di volere del 23enne, con tanto di accertamento di natura psichiatrica. Ciò potrebbe spiegare le “aggressioni brutali e violente“, si legge nell’ordinanza del gip ai danni di diverse donne. Tutto è stato interrotto “solo grazie all’intervento di privati cittadini prima e delle forze dell’ordine poi“, conclude la nota.