Alfredo Cospito scrive una lettera dal carcere e spiega altre ragioni legate allo sciopero della fame: le parole dell’anarchico sono chiare.
Gli estratti salienti della lettera di Alfredo Cospito sono stati letti durante una conferenza stampa tenuta in Senato. L’anarchico si trova nel carcere di Opera al regime di 41-bis. Ed è proprio con una missiva, proveniente dal carcere, che l’uomo ha spiegato le ragioni della sua protesta che non si ferma, anzi.
Continua a non mangiare da oltre 120 giorni e le sue condizioni di salute starebbero peggiorando giorno dopo giorno, specialmente alla luce del nuovo rifiuto di assumere integratori. La protesta si fa quindi più forte e ciò è diretta conseguenza delle ultime vicende legate al suo caso.
Cospito torna a parlare e lo fa direttamente dal carcere di Opera, luogo nel quale è rientrato lo scorso lunedì dopo diversi giorni di ricovero presso il reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano. Presenti nel corso della conferenza stampa, tenuta al Senato, l’avvocato Flavio Rossi Albertini e il professor Luigi Manconi.
“Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini ma articoli per riviste anarchiche. Mi era permesso di leggere quello che volevo, di evolvere. Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41-bis. Settecentocinquanta persone lo subiscono senza fiatare“, ha spiegato.
Alfredo Cospito ha ribadito di essere pronto a morire per eliminare questa forma di “regime” che 750 persone “subiscono da decenni” con il 41-bis. “Sono convinto che possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto. Amo la vita, sono un uomo felice e non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. È proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza“, si legge nella lettera.
Intanto i legali di Cospito hanno ribadito di non volersi arrendere, da qui l’intenzione di presentare il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per far valere le ragioni dell’uomo. “Riteniamo che esistano diversi profili da portare davanti alla corte di Strasburgo. Stiamo analizzando la possibilità di richiedere un provvedimento di urgenza“, ribadiscono gli avvocati di Cospito.
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