La strage di migranti a Cutro, nel crotonese, apre e accende il dibattito sulla gestione dell’immigrazione. Salgono, intanto, gli arresti.
59 persone senza vita e tanti ancora gli interrogativi senza risposta: la strage di migranti a Cutro, nel crotonese, arriva come un fulmine a ciel sereno. Nella giornata del 26 febbraio scorso, un’imbarcazione si è spezzata su una secca a pochi metri dalla costa. Subito dopo un primo arresto: è un cittadino turco, l’accusa immigrazione clandestina.
Sono stati, poi, ritrovati alcuni documenti tra i resti della barca ridotta all’osso dopo l’ennesimo viaggio della speranza: i carteggi hanno portato all’arresto di altre due persone. Presunti scafisti, di nazionalità turca e pakistana. Continuano, inoltre, le ricostruzioni dell’itinerario che ha portato alla inaspettata e violenta strage: partenza giovedì 23 febbraio dalla Turchia, precisamente da Izmir, le persone a bordo dovrebbero essere state circa 180.
Una “selezione naturale”, tanto inevitabile quanto spietata, ha fatto il resto. Afghani, siriani e pakistani a bordo. Una porzione multietnica di vite spezzate che ora s’inserisce nel dibattito politico. Intanto nel naufragio sarebbero morti almeno 20 pakistani. Numeri che fanno i conti anche con esigenze inevitabili: gli arrivi vanno gestiti.
Situazione delicata che ha provato a spiegare anche il Ministro dell’Interno Piantedosi che, in un commento a caldo, ha detto: “Questo dimostra che i migranti non devono partire”. Dichiarazioni controverse che hanno suscitato lo sdegno dell’opinione pubblica. Giannini, Direttore de “La Stampa” – nel corso della trasmissione “Che Tempo Che Fa” – ha definito tali conclusioni “non all’altezza di un Paese civile”.
Gli hanno fatto eco altri colleghi quali Marco Damilano che, sul tema, ha realizzato anche una piccola inchiesta che mostrerà all’interno della sua trasmissione “Il Cavallo e la Torre”. Le istituzioni, nel frattempo, fanno i conti con il dolore. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, definisce gli scafisti: “Attentatori alla vita degli uomini”.
Sull’onda di questo sgomento, interviene Ursula Von der Leyen: la Presidente della Commissione Europea sottolinea l’importanza di nuove regole per le sfide che impone l’immigrazione, definendo i fatti di Cutro “una tragedia”. Dello stesso avviso Roberta Metsola che presiede il Parlamento Europeo.
Condivisione, professionalità e correttezza. Questo il viatico che deve essere intrapreso affinché certi episodi restino ferite – ancora aperte – da cui apprendere che determinate tragedie sono figlie di situazioni complesse e, talvolta, inevitabili che però devono essere gestite in maniera diversa. Come, resta un raccordo fra politica e istituzioni oltre che un interrogativo a cui rispondere in fretta.
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