Il Partito Democratico riparte da Elly Schlein: prima donna alla segreteria della compagine progressista. Chi è la nuova leader.
Ora tocca a Elly Schlein, la donna ha vinto le primarie del Partito Democratico e prende il posto dell’uscente Enrico Letta che incassa il plauso degli elettori nonostante tutto: la sconfitta con Giorgia Meloni alle elezioni di settembre scorso è pesante. La più bruciante dal ’47 per un partito di sinistra. Il campo progressista riparte da un volto nuovo che ha già un record: Schlein è la prima leader donna a capo del partito.
Una bella responsabilità: lei dice “non ci hanno visto arrivare”, ma in realtà la vedono tutti. Ora avrà gli occhi di chiunque puntati addosso. In primis quelli di Bonaccini, l’altro candidato alla segreteria e dato per favorito, che ha finito per perdere il confronto in tutte le grandi città. Il Presidente della Regione Emilia Romagna fa i complimenti alla collega, promette collaborazione, ma gli attriti nel PD dovranno essere gestiti.
Anche perché per Schlein questo è un grande banco di prova, dal momento che ha promesso un rinnovamento sostanziale. A partire dalle alleanze: nessun posto per Renzi e Calenda. Si riparte da qui e poi tutto il resto, ovvero la contrapposizione netta a Giorgia Meloni: “Saremo un bel problema per te”, dichiara la neo segretaria subito dopo la vittoria. L’opinione pubblica è divisa: molti ripongono speranza nel nuovo volto dei Democratici, altri storcono il naso. In particolare rispetto alla poca militanza all’interno del partito. È iscritta da soli due mesi.
La storia della giovane segretaria, però, è molto più profonda e parte da una politica fortemente schierata: “Dobbiamo fare la sinistra”, il suo motto. Lei, fino ad oggi, l’ha fatta altrove. Precisamente è partita da Lugano, dove si è diplomata, poi gli studi a Bologna. DAMS e Giurisprudenza. Basi fondanti del suo percorso accademico. Successivamente parte per gli Stati Uniti dove collabora alla campagna elettorale di Barack Obama.
Una formazione eterogenea che le permette di allargare gli orizzonti non solo dal punto di vista territoriale. In Italia, nel 2015, approda a Possibile: con Civati si fa le ossa e matura una consapevolezza politica oltre che un’esperienza negli organi di partito. Nel 2019 corre da sola, il sodalizio con Civati termina e comincia quello con Bonaccini. Personalità con cui si sfiderà alle primarie, ma questo ancora non lo sa.
Otto anni fa lo accompagna nelle Regionali in Emilia Romagna, la lista Schlein – traghettatrice – non arriva al 4%. Tra i favorevoli e promotori delle iniziative della donna c’è anche Vasco Errani, la giovane incassa – fra l’altro – anche il favore delle sardine. Sartori, poi, confluirà nel PD. Arriviamo ai giorni nostri: il pronostico, contro Bonaccini, è stato completamente ribaltato.
Gli elettori PD hanno premiato – per adesso – la sua politica anti-Meloni. In molti si chiedono se basterà, ma intanto hanno ancora nella mente la risposta al celebre comizio di Meloni tenuto ormai qualche anno fa. Il famoso “Sono Giorgia, madre, cristiana, italiana…”. Un leitmotiv che non convince la Schlein, la quale replica: “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna”.
Alle parole dovranno seguire i fatti: il vero banco di prova per la neo eletta è alle porte. Tanti i temi all’ordine del giorno, a cui rispondere colpo su colpo. Diritti civili, dove la Schlein è molto ferrata, e diritti sociali. Il PD deve riprendere a rispondere alle domande di una parte d’Italia, cercando di rintracciare anche i disillusi della politica che sono ancora molti.
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