Giorgia Meloni incontra Zelensky, ma il sodalizio non piace a Berlusconi: la Premier sbotta. Come cambia la politica interna.
Insalata russa. Il viaggio di Giorgia Meloni in Ucraina si rivela essere turbolento e la colpa non è del volo che avrebbe portato il Primo Ministro a casa di Zelensky. Le scosse le provoca Berlusconi con una manovra iniziata già da qualche settimana: continue le frecciatine dell’ex Premier al leader ucraino.
Prima dice: “Non avrei mai parlato con lui se fossi stato Premier”, poi lo accusa di non riuscire a trovare accordi di pace. In sintesi, secondo l’ex Presidente del Consiglio, il conflitto continua a causa dell’Ucraina che vorrebbe – stando alle esternazioni di Berlusconi – evitare di negoziare volutamente.
Accuse gravissime, che prima il leader ucraino stempera: “Regalerò a Berlusconi una bottiglia di vodka”, ricalcando quello che l’ex Primo Ministro aveva detto di Putin, e poi attacca. Il motivo della stoccata glielo dà Giorgia Meloni. Il Presidente del Consiglio garantisce piena solidarietà all’Ucraina smentendo – in presenza del leader ucraino – le posizioni di Berlusconi.
Nessuna frizione, dunque. Allora Zelensky si sente, in qualche maniera, legittimato a rispondere: “Credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, non siano mai arrivati carri armati nel suo giardino, a causa dell’amore fraterno della Russia”. Parole forti che sottintendono come la considerazione dell’Ucraina nei confronti dell’ex Premier sia ridotta ai minimi termini.
Giorgia Meloni tace e, quindi, acconsente: passaggio che Berlusconi non gradisce e per tenere il punto si sarebbe sfogato in un retroscena a La Stampa: “Basta con le continue provocazioni di questo signore – avrebbe detto Berlusconi – ho conosciuto l’orrore della guerra. Sono stato sfollato, per questo chiedo che si lavori per la pace”. Una precisazione che si somma alle altre stoccate: ormai è “guerra fredda”. Una battaglia dialettica – ingaggiata dal principale alleato di Governo – che non piace a Giorgia Meloni.
La donna, in un ulteriore retroscena di Repubblica, si è detta profondamente delusa: “Lo fa per indebolirmi agli occhi dei leader esteri”. Una presa di coscienza che fa il paio con l’altra intemerata di alcuni mesi fa, durante la campagna elettorale: quel famoso ‘non sono ricattabile’ trapelato in aula dopo la sfuriata di Berlusconi per quanto riguarda un posto di rilevo al Senato. In quel caso era la presidenza.
Stavolta in ballo c’è la stabilità del Governo: questi continui attacchi non giovano agli equilibri interni e soprattutto indispettiscono i leader europei che, dall’Italia, vogliono risposte concrete. Univoche. Impossibile schierarsi in difesa dell’Ucraina se poi bisogna fare i conti con il “fuoco incrociato” di quello che, a tutti gli effetti, viene considerato un amico di Putin.
Giorgia Meloni questi ragionamenti li fa e probabilmente li segna anche sull’ormai nota agenda dove prende appunti: sotto un ideale sottolineatura rossa c’è la condotta di Berlusconi che va gestita e diventa una priorità. Se non si trova un compromesso alla svelta, l’ex Premier potrebbe diventare una spina nel fianco. Più di quanto – agli occhi della Meloni – già non sia.
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