Anna Maria Bernini presenta il piano per le Università a carattere scientifico-sanitario: la svolta a Medicina. Le principali novità.
Anna Maria Bernini fa il punto sulle Università. Tiene banco la questione Medicina: il “calderone” dei test d’ingresso riserva particolari difficoltà anche per quanto riguarda i papabili medici ed esponenti sanitari del domani. Arrivare a iscriversi a Medicina per molti è un’impresa. Non solo per quanto riguarda i costi.
C’è ancora lo spauracchio del numero chiuso che non agevola gli appassionati. Senza contare che trovare medici disposti a intraprendere ancora la carriera è quasi un’utopia: scetticismo dovuto al trattamento delle categorie sanitarie post pandemia. Prima definiti “eroi”, poi mal ricompensati dal punto di vista contrattuale – come dimostrano gli scioperi dell’ultimo periodo – e trattati peggio dalle persone comuni.
Reiterati, infatti, sono i casi di aggressione da negazionisti e non solo. Occorre trovare un’inversione di tendenza: il modo – dice Bernini – è far ritrovare interesse da parte delle masse. “Ci sono specializzazioni inflazionate – sottolinea – e facoltà deserte. Manca un equilibrio che deve tornare solo grazie al lavoro comune“.
Il riferimento, stavolta, è alle istituzioni. Pronta la nuova iniziativa che prevede un allargamento del 15-30% in più di accessi tra Medicina e le relative specializzazioni. Resta il problema dei costi, ma nella lista delle priorità c’è quella di sbloccare un passo alla volta questo stallo. Corregge il tiro il Ministro dopo lo scivolone mediatico riguardante la “fuga” di cervelli che tanto aveva fatto discutere nelle scorse settimane: “Tutelare la nostra offerta – sottolinea – resta una priorità assoluta per non perdere il terreno acquisito negli anni”.
Allargare l’entrata a Medicina in “maniera programmata e sensibile” è l’obiettivo. Il tavolo di raccordo tecnico serve a trovare la quadra fra le diverse esigenze. “Purché – conclude il Ministro – ci sia un’analisi scrupolosa dei fabbisogni effettivi”. Basta lucrare su determinate professioni, dunque. Il campanello d’allarme resta, così come la sfiducia da parte di una porzione di studenti: nemico principale da combattere, virus – per usare un termine recente – da debellare resta il disinteresse.
La rassegnazione, nelle nuove generazioni, è lampante. Anche a causa di risposte a mezza bocca arrivate nel tempo. Il monito di Anna Maria Bernini è proprio in questo contesto che propone più dubbi che certezze: i problemi non si risolvono con le percentuali, che restano comunque uno spunto per le fondamenta di domani.
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