Giorgia Meloni si prepara all’incontro con Zelensky: accordo sul nuovo carico di aiuti e armamenti, i nuovi parametri.
Giorgia Meloni è pronta a incontrare di nuovo Zelensky, stavolta a casa sua e non a Bruxelles come il 9 febbraio. La volontà del Presidente del Consiglio è chiara: visitare Kiev a un anno dallo scoppio del conflitto con la Russia. Data che ricorre il 24 febbraio. Meloni anticipa di 4 giorni per capire quale direzione prendere: il riferimento non è alle tappe del viaggio del Primo Ministro, su cui vige ancora il massimo riserbo per questioni di sicurezza, quanto alla volontà dell’Italia di aiutare i popoli ucraini con un nuovo carico di aiuti.
Si tratta di armi, come ha più volte specificato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani sopportato dal Ministro della Difesa Guido Crosetto. Armi da difesa, ma il carico – il settimo, nello specifico – dovrebbe essere più dettagliato e anche rifornito. Questa “precisione” sembrerebbe essere dovuta al fatto che l’Italia ha sbarrato le porte all’invio di caccia.
La nazione è impossibilitata a ottemperare queste necessità per questioni numeriche: “Bastano per noi”. Segno che servono all’Italia e non possono essere inviati. Saranno, invece, a disposizione dell’Ucraina, armi di lunga gettata e sistemi di ultima generazione per armare un popolo allo stremo delle forze. “Ogni giorno che passa è più complicato”, dice Zelensky. Anche se dall’Italia, secondo le recenti analisi fatte dagli apparati militari in collaborazione con il Ministero della Difesa, filtra una condizione di stallo: “L’Ucraina – fanno sapere dagli organi preposti – non è in grado di riprendersi i territori perduti. Mentre la Russia non ha la forza di consolidare il controllo dei territori occupati”.
Si pensa, dunque, a un assetto strategico da parte dei russi che vogliono vedere fin quanto l’Occidente sia disposto a spingersi al fianco di Kiev e se c’è ancora margine per agire. Per questo l’Italia avalla il carico, ma vuole che ci siano le basi per parlare di ricostruzione. Magari proprio sul territorio italiano in un incontro neutro che potrebbe agevolare la situazione di entrambe le parti: una sorta di negoziato che, per il momento, non è tra le priorità.
L’Italia, intanto, assicura massima collaborazione. Nonostante questo comporti qualche frizione interna: Meloni si trincera dietro la condotta portata avanti anche da Draghi, ma le manifestazioni di insofferenza (da parte di Forza Italia e Lega e qualche riferimento dell’opposizione) non mancano. L’incontro di Kiev sancirà i nuovi parametri: chiusura sui caccia, ok sui droni. Un compromesso che di storico ha ben poco, ma è un punto di (ri)partenza. Anche se le condizioni per la pace restano ancora un’utopia.
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