Guerra in Ucraina, a un anno dallo scoppio del conflitto si cominciano a fare i conti: l’impresa bellica costa anche in termini economici.
Guerra in Ucraina, una spesa oltre che un impresa. Il viaggio verso la pace è ancora senza soste: nessuno, al momento, sembra pronto a negoziare. Si parla di resistenza da una parte e strategia dall’altra: non c’è alcuno spazio per le trattative. Intanto viaggia, oltre al computo delle vite umane, anche il tasso di spesa.
Il conflitto ucraino grava anche sul portafoglio, oltre che sulle coscienze di milioni di civili che non hanno più una vita. O perchè morti, o perchè schiavi di una situazione al limite della tensione. L’Unione Europea, in un anno, ha speso 30 miliardi per appoggiare Zelensky. Il leader ucraino ringrazia, ma chiede di non mollare adesso.
Guerra in Ucraina, un anno di ostilità
Aspetto questo più complicato: perchè se una resa dell’Ucraina non è preventivabile, occorre comunque fare i conti con la gestione nei vari Paesi. Gli Stati membri sono ugualmente in recessione: aiutare ulteriormente Zelensky diventa un impegno gravoso nonostante i ringraziamenti e gli atti – tangibili – sul piano diplomatico.
Conti alla mano, il Pil dell’UE è stato il 2,5% più basso dallo scoppio del conflitto: ostilità che pesano anche nelle tasche dei cittadini, come dimostrano i rincari e l’aumento delle spese. L’Italia ha donato – nel corso di 365 giorni – 300 milioni. Senza contare gli aiuti umanitari grazie all’apporto di organizzazioni specifiche, impegnate anche nella gestione migratoria relativa all’accoglienza: che fine fanno quelli che scappano dalla guerra? Altro tema spinoso di cui il Governo Meloni dovrà parlare.
Nel frattempo si accinge a discutere con Zelensky. L’Unione Europea è compatta, anche l’Italia – in quanto membro del Consiglio – non può essere da meno: Tajani, Ministro degli Esteri, però, ha un’altra grana sul suo tavolo. La gestione degli armamenti. L’Italia potrebbe inviare, questo trapela dalle prime indiscrezioni, un quantitativo ingente di caccia militari agli ucraini.
La gestione dell’Italia
A patto – per ragioni politiche – che lo Stivale non figuri come primo fra i Paesi “contributori”. Dato che i rapporti con la Russia sono già tesi. Il passo sarebbe un atto dimostrativo nei confronti di Zelensky che non avrebbe gradito le parole di Berlusconi dei giorni scorsi: il principale alleato di Governo si è scagliato pesantemente contro il leader ucraino, che oggi si dice felice di accogliere Meloni a Kiev.
Il Primo Ministro è in viaggio e incontrerà il leader, si erano già visti il 9 febbraio scorso: la sede era quella di Bruxelles, in occasione del Consiglio Europeo, dove è stato confermato l’invio del sistema antiaereo e antimissile Samp-T, prodotto assieme ai francesi. Stavolta potrebbe esserci l’aggiornamento determinante: quello che fa saltare il banco anche nella politica interna. Salvini, infatti, non vede di buon occhio questa “corsa agli armamenti”. E non è l’unico.