Marina Elvira Calderone nella bufera a causa del marito: l’intreccio sulla SRL del marito Rosario De Luca, il trucco sui licenziamenti.
Mattinata movimentata per Marina Elvira Calderone. L’attuale Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali al centro di uno scandalo scoperchiato dal Fatto Quotidiano: il giornale di Marco Travaglio fa chiarezza su Rosario De Luca, marito della donna, che avrebbe “agevolato” i licenziamenti all’interno della propria fondazione con una strategia capillare ai limiti della liceità.
La posizione del Ministro è delicata: essendo molto attiva nel settore dell’impiego, Calderone ora rischia un serio ridimensionamento sul piano politico e personale. Le ripercussioni pubbliche si riflettono sul privato e viceversa: un intreccio che ricade, nello specifico, anche sugli equilibri di Governo. La situazione – secondo quanto riporta il giornale di Travaglio – sarebbe chiara. Le accuse, però, dovranno essere confermate. Nel frattempo la donna sta mettendo a punto la propria strategia difensiva in caso di sviluppo giudiziario.
Comincia, stando a quanto riporta il noto giornale, tutto nel 2001. Ventidue anni fa nasce la “Fondazione Studi”, che fa capo al Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro. 4 anni più tardi Calderone diventa Presidente di quest’organo. Nel frattempo Rosario De Luca – suo marito – presiede la Fondazione Studi e nel 2018 crea una SRL dal nome “Fondazione Studi e Consulenti del Lavoro”.
Nella fattispecie una società commerciale a responsabilità limitata al cui vertice resta lo stesso De Luca fino allo scorso novembre. In questo frangente arriva la confessione di alcuni ex dipendenti della SRL che, parlando con il Fatto, dichiarano apertamente che l’uomo avrebbe utilizzato un trucco per licenziare più facilmente i lavoratori a libro paga.
La Fondazione Studi e Consulenti del Lavoro è socia unica dell’omonima società a responsabilità limitata: questo permette l’utilizzo dello “sdoppiamento”. Ovvero la possibilità di non avere più di 15 dipendenti in organico all’interno delle due realtà: l’una lo specchio dell’altra. In tal caso liberarsi della manodopera è più facile e meno dispendioso. La soluzione perfetta, a scapito dei lavoratori.
L’illecito, in tal caso, non risiederebbe nell’associare una SRL a una fondazione che è una pratica comune. La “manovra”, però, va controllata nel momento in cui i dipendenti al suo interno lavorano per entrambe e sono sotto un organico di 15 assunzioni. È un frazionamento fittizio che sposta gli equilibri e bypassa – secondo gli esperti – ogni regola sui licenziamenti. Venuta meno anche la tutela e rappresentanza sindacale che vige oltre la soglia dei 15 dipendenti. Esattamente come l’obbligo di assumere persone con disabilità.
Alcuni dipendenti sono ancora in causa, attualmente vi è un elenco che risale al 2019 e al 2020 con 51 dipendenti dimessi e poi riassunti. Uno spostamento perenne che eludeva quelli che dovrebbero essere i diritti fondamentali del lavoro. “Per chi accettava questa dinamica – spiega una dipendente – in busta paga non cambiava nulla”, ma c’erano però meno tutele. Infatti numerosi ex dipendenti sarebbero nel pieno della diatriba legale poiché la dimensione dell’organico “non corrisponderebbe al vero”. Le organizzazioni sindacali parlano di “ennesima stoccata all’ordine costituito e ai diritti dei lavoratori”.
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