Alfredo Cospito non molla, l’ormai noto anarchico condannato al 41bis prosegue la sua battaglia: i sostenitori passano alle maniere forti.
Si torna indietro di 43 anni, era il 1980 e una calda estate diventa rovente per via di un attentato che cambierà per sempre la storia d’Italia: una bomba alla stazione di Bologna. A distanza di 4 decadi il capoluogo emiliano torna attuale per la cronaca. In mezzo sempre un gruppo sovversivo: gli anarchici, il motivo è Alfredo Cospito.
Il noto detenuto condannato al 41bis che da settimane chiede udienza per essere spostato dal carcere di Opera. Attualmente è sotto cura e assistenza medica dopo uno sciopero della fame iniziato e mai finito. Uno yogurt e degli integratori, ha iniziato così a rialimentarsi. Le ragioni sono riscontrabili nell’udienza del prossimo 27 maggio.
Caso Cospito, paura per la minaccia anarchica
Il suo legale afferma che l’intenzione è quella di andare fino in fondo: “Non vuole morire al 41bis, ma combattere per questa causa”. L’uomo ha parlato anche in favore di tutti gli altri detenuti condannati: la misura cautelare resta in vigore, nonostante tutto. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio non arretra e neppure le proteste degli anarchici: dopo le aggressioni alle Forze dell’Ordine, si passa allo step successivo.
Le minacce ai dirigenti: il copione è lo stesso di 43 anni fa, ma con attori diversi in scena. Un bigliettino – firmato FAI, Federazione Anarchica Informale – destinatario: un manager sul territorio: “Può essere colpito in qualsiasi momento, anche davanti alla famiglia”. Definiscono i dirigenti “anime nere” del mercato e chiedono giustizia per Cospito. Il clima è assolutamente teso e incredibilmente sospetto.
L’organizzazione poi ci tiene a precisare di non avere “struttura precisa”, ma gruppi singoli invitati alla mobilitazione. L’assetto sembrerebbe essere quello che porta al caos organizzato. Una situazione da attenzionare, soprattutto rispetto alla questione Giubileo di cui sono in programma gli appalti. Eventi di una certa risonanza che accendono campanelli d’allarme agli occhi e orecchie del Governo. Massima allerta, ma la battaglia (dialettica) sembra essere appena cominciata: nessuno parrebbe avere intenzione di fermarsi.