Milan-Tottenham, il minuto di silenzio diventa una bolgia: cos’è successo a San Siro

Milan-Tottenham, il minuto di silenzio per ricordare le vittime del terremoto in Siria e Turchia diventa una brutta parentesi a San Siro.

Milan-Tottenham la decide Brahim Diaz, ma ci sono cose che non possono essere controllate come hanno fatto i rossoneri in campo con l’equilibrio del match ieri sera. Il peggio, infatti, non è successo sul rettangolo verde ma in curva. San Siro si trasforma in una bolgia nel momento peggiore. La notte europea doveva servire, tra le altre cose, a ricordare e omaggiare le vittime del terremoto in Turchia e Siria.

Milan-Tottenham
Milan-Tottenham, minuto di silenzio rovinato (ANSA)

Una tragedia da 40mila vittime. Stima tutt’altro che di poco conto: davanti alla morte non dovrebbe esserci divario, eppure i tifosi del Milan ieri hanno dato prova di scarsa empatia. Sarebbe bello dire che si trattasse di una sparuta minoranza, ma la situazione è sembrata paradossale. Non appena l’arbitro ha messo il fischietto in bocca per lasciar partire il minuto di raccoglimento, si è sentito a gran voce il coro “Conte vaf******o”. Una scelta infelice proseguita per un po’.

Milan-Tottenham, il minuto di silenzio rovinato: l’onta peggiore a San Siro

Quanto basta per rovinare un momento solenne. La partita comincia e il risultato prende il sopravvento sul resto, ma nessuno dimentica quanto accaduto ai blocchi di partenza. Nemmeno Conte, che definisce “avvelenati” quei tifosi che non hanno guardato in faccia nulla: neppure la morte di altri poveri innocenti. Un’indecenza in grado di animare diverse polemiche e domandarsi a che punto sia arrivato il calcio.

Milan-Tottenham minuto di silenzio
Minuto di raccoglimento disturbato dai fischi di San Siro (ANSA)

Cosa si sta difendendo al netto delle belle giocate? L’inciviltà non ha bandiera. Il Milan vince, ma questa parentesi resta antipatica come un gol subìto. Chi di dovere potrebbe tornare sull’argomento: in ballo anche possibili conseguenze disciplinari, ma resta un’ipotesi remota. Quello che lascia, però, è soltanto sgomento e perplessità. Lo spettacolo deve continuare, ma la dignità deve rimanere il denominatore comune. Unico spartiacque tra spettacolo e indecenza.

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