Re Carlo III è inamovibile. Il sovrano d’Inghilterra licenzia due cameriere dal suo staff: il provvedimento genera polemiche.
Si dice che la mela non cada mai lontano dall’albero. Secondo i britannici il confronto tra Carlo III e la compianta Regina Madre non solo è impietoso, ma anche fuori luogo. Il sovrano non avrebbe il favore del popolo: gli inglesi si sentono sempre meno rappresentati da Carlo. Anche e soprattutto per le sue mosse: celebre la decisione di congedare, senza preavviso, tutto lo staff di quando era semplicemente un Principe.
La dipartita della Regina è, quindi, costata il posto di lavoro a 40 persone. L’erede al trono ha preso lo staff della compianta madre, mentre del resto non si è preoccupato. Mossa che ha fatto indispettire non poco i britannici nell’anno della crisi economica post pandemica. Non è finita: Re Carlo III è sotto accusa anche per presunte voci – supportate dalle intemerate dei nipoti di Sussex – di razzismo per quanto concerne la nascita dell’ultimo nipote e non solo. Ripicche Reali, scaramucce, che influiscono su quello che è l’equilibrio del Regno.
Carlo III contro il suo staff: la decisione fa discutere
Come se non bastasse, ci si è messo pure il “Sock Gate” a complicare le cose. Un vero e proprio tornado mediatico a causa della svista di due cameriere. L’uomo era in visita nella moschea di Brick Lane a Londra. Come da prassi, il sovrano si è tolto le scarpe e ha trovato l’amara sorpresa: un calzino bucato. Inutile dire quanto i tabloid britannici ci abbiano ricamato – almeno loro – sopra.
Avrebbero dovuto farlo le due cameriere preposte che Carlo III dall’ira ha licenziato in tronco. Sarebbe stata proprio Camilla a dare il benservito alle donne. Una scelta inevitabile che l’opinione pubblica, però, ha visto come l’ennesimo affronto. Una serie di circostanze fanno sì che Carlo III non sia mai stato molto amato, ma ora sembra essere superato ogni limite. Il retroscena del calzino bucato non fa altro che acuire un malcontento attorno alle figure Reali che già esiste. Anche e soprattutto per come trattano lavoratori e lavoratrici. Si è proprio partiti – è il caso di dirlo – con il piede sbagliato.