Sanremo 2023, la terza serata vede i cantanti in gara esibirsi senza divisioni. Musica, ma anche tanto spettacolo e qualche fuoriprogramma.
Se ci siamo svegliati ancora un po’ intontiti è perchè Amadeus ha mantenuto la parola data: il terzo appuntamento dall’Ariston è finito alle 2.00, ormai tappa obbligata nella kermesse. Andare a casa prima sembra brutto, come quelle feste di 18 anni, in cui bisogna aspettare per forza il festeggiato perché è quello che ha organizzato tutto.
Gli onori di casa toccano, ancora una volta, a Sebastiani che mette insieme un’altra serata da ricordare al netto degli imprevisti. I cantanti in gara si esibiscono tutti e 28. Il Direttore Artistico aveva promesso ritmo, ma la dura realtà è che a mezzanotte e mezza mancavano ancora 10 cantanti, più il refresh di Grignani, si è andati fuori schema.
Solo per questo verrebbe da pensare a un qualche tipo di penalità, ma i voti sono lo specchio della totalità di suggestioni e di carne al fuoco all’Ariston ce n’è parecchia. Si parte proprio con il cantautore milanese: vietato commentare la classifica, almeno fino alla fine, perchè il voto è sacro oltre che segreto.
I voti della terza serata: top e flop dell’Ariston
Si possono, anzi: si devono, spendere due parole su quello che Grignani ha fatto sul palco. Fermare la musica per dire che qualcosa non va: l’aveva consigliato Amadeus, raccomandazione doverosa dopo quello che è successo con Blanco. I fiori da distruggere sono finiti e Grignani ha distrutto i pregiudizi: il rocker conserva ancora lo scetticismo di molti sul suo conto.
Una reputazione fatta di alti e bassi, ma soprattutto di vizi che ha pagato, etichette difficili da togliere. Tutti lo aspettavano al varco per rivendicare l’inadeguatezza di un artista consumato da altro invece che dal talento. Grignani non solo dimostra il contrario, ma è artefice del proprio riscatto con saggezza: “A 50 anni ho imparato come si fa, a 20 anni non sarei stato capace”.
La verità è che i ‘ribelli’ non stancano mai. Soprattutto quando riescono a tornare sui propri passi mostrando sempre la stessa faccia: la scritta “No War” sulla camicia scalza tutti i concorrenti in quanto a stile e originalità. Persino meglio del “Pensati libera” di Chiara Ferragni. Grignani libero lo è sempre stato: sia quando lo avrebbero estromesso da qualsiasi cosa, sia quando tutti gridavano il suo nome. Ora hanno ripreso a farlo, con merito. Voto: 8.
Oxa-Madame, il potere dei pregiudizi. Grignani, il riscatto del ribelle
Restiamo in tema cantanti con la querelle Oxa-Madame: le due donne, per loro attitudine e capacità, sono le più chiacchierate. Entrambi non hanno mai digerito troppo i “protocolli” sanremesi. Una ignora il green carpet e dà degli “analfabeti funzionali” ai giurati. L’altra ingaggia – suo malgrado – una diatriba sui vaccini che rischia di compromettere la sua presenza all’Ariston, mettendo anche la Rai in una posizione scomoda. La macchina dello spettacolo ha trovato la chiosa perfetta: facciamole litigare.
In sala stampa inizia a circolare la possibilità di una lite, sarebbero volati bicchieri. Per ore, mentre Amadeus conduce, non si parla d’altro. Su Twitter e dietro le quinte è un continuo. L’entourage della Oxa fa sapere immediatamente che è tutto falso con un comunicato ufficiale: la cantante entra sul palco sorridendo. Tutto è bene quel che finisce bene, ma queste insinuazioni non fanno bene a nessuno, per le ragioni precedenti. Valide per Grignani, ma anche per chiunque altro: vietato mettere etichette. Sanremo vive di polemiche, non di fake news. Voto 4.
Passiamo alla coppia Morandi-Amadeus: tutto molto bello. Il Direttore di rete Coletta si spende ogni mattina per dire quanto bello, buono, utile e provvidenziale sia stato Amadeus. Abbiamo capito. I dati d’ascolto gli danno ragione. Ora, però, serve un passo in più, specialmente con Morandi: o si cambia registro, oppure le serate finali – sul piano della conduzione – rischiano di essere un’ecatombe.
Togliete lo smartphone ad Amadeus
Sebastiani è molto bravo nel combinare tutto, non a caso è Direttore Artistico, meno abile – tuttavia – nello gestire i tempi morti. Gli scorsi anni c’era Fiorello sul palco. Quest’anno c’è Morandi. Non è uguale, lo sappiamo. Ma altri siparietti, diversi dal far vedere lo smartphone ogni 10 minuti, sono necessari: se fosse bastato Siri per condurre Sanremo, le finanze sarebbero state gestite in altra maniera. Bravi, ma è inammissibile vivere di rendita: una buona macchina – come Sanremo 2023 si sta dimostrando – si vede anche dalla gestione della “riserva”. Altalenanti: 6-.
Paola Egonu: la pallavolista fa il proprio. Lo fa anche meglio delle colleghe nelle serate precedenti. La televisione non è il suo ambiente, ma impara subito una lezione che fatica a entrare in testa persino ai più navigati. Essere sé stessi e soprattutto essere umili. La donna, nonostante abbia più di un motivo in ambito sportivo e personale per rivendicare una certa superiorità, rimane sempre sul piano del garbo e della compostezza.
Paola Egonu meglio di Fagnani e Ferragni
La semplicità come valore aggiunto. Anche rispetto a chi avrebbe voluto metterla in difficoltà, come quando in sala stampa hanno voluto necessariamente estorcerle che l’Italia sia un Paese razzista. Lei non intendeva assolutamente generalizzare, l’hanno provocata tutto il tempo anche con imbeccate fuori luogo. Si è difesa bene, attraverso la sua voce, molto più potente di tante altre. Voto 7,5.
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Menzione finale per Siani e Maneskin che sono come l’usato sicuro all’outlet: vietato dire che siano scontati, ma è lecito pensare che quando li chiami sai già a cosa andare incontro. Menomale che Siani ha evitato la battuta sulla metro, ormai un po’ come “Anima mia” dei Cugini di Campagna: la gente sembra conoscere solo quella. Eppure ancora ride. I Maneskin erano “fuori di testa”, ora per molti sono fuori budget. Ma Sanremo è Sanremo. 6,5 a entrambi.